Sebastian Kurz e Giuseppe Conte a Palazzo Chigi (foto LaPresse)

L'Italia può davvero fidarsi di Kurz sull'immigrazione?

Redazione

Conte incontra il premier austriaco. Poche dichiarazioni generiche sulla gestione dei flussi migratori. Chi è e cosa vuole il capo del governo di Vienna che guida il semestre di presidenza dell'Ue

Come c’era da aspettarsi, l’incontro di oggi a Roma tra il premier austriaco Sebastian Kurz e Giuseppe Conte non ha portato ad alcuna intesa sul fronte dei migranti, al di là di poche dichiarazioni generiche. La visita di Kurz, che guida la presidenza del semestre europeo, doveva essere l’occasione per sondare il terreno in vista del vertice informale dell’Ue in programma domani a Salisburgo. Il risultato è la presa d’atto che le posizioni restano distanti su molti punti.

 

Se non vogliamo un altro caso Diciotti abbiamo bisogno di un’altra risposta europea”, ha detto Conte in conferenza stampa. La richiesta dell’Italia è quella di ricominciare i negoziati sulla redistribuzione dei richiedenti asilo tra i paesi membri. Un’opzione che l’Austria non intende al momento prendere in considerazione. Piuttosto, Kurz si è complimentato con Conte per la riduzione dell’80 per cento dei flussi migratori – un beneficio sia per Roma sia per Vienna, ha detto – e ha sottolineato l’urgenza di rafforzare i confini esterni dell’Ue. “Al vertice europeo di fine giugno si è detto di concentrarsi di più sui confini esterni, di collaborare con i paesi terzi, di bloccare l'immigrazione clandestina e di rovinare il modello di business dei trafficanti. Quest’anno speriamo anche – ha aggiunto Kurz – di migliorare insieme il mandato di Frontex e, se raggiungiamo l'unanimità, di rafforzarlo. C’è bisogno di cooperare meglio con i paesi di origine e di transito”.

 

Lo stesso Kurz ha poi tenuto a ricordare che il vertice di Salisburgo è informale e non si prenderanno decisioni. Lo stesso governo italiano, che pure annuncia da tempo di volere riformare la missione Sophia e di potenziare l’agenzia per i confini esterni Frontex, non ha presentato alcuna proposta scritta alla presidenza dell’Ue. A Salisburgo, insomma, non ci sarà una svolta sul tema dei flussi migratori ma – si augurano a Bruxelles – si punta almeno a ristabilire un dialogo costruttivo tra il governo italiano e gli altri stati membri.

 

Chi è Sebastian Kurz

Prima di diventare premier, Sebastian Kurz, viennese classe 1986, nel 2013 era già stato il primo "millennial" a diventare ministro degli Esteri in un paese dell'Unione europea: all'epoca aveva 27 anni e non aveva nemmeno completato gli studi in giurisprudenza. Ma è solo il primo gradino di un'inarrestabile scalata politica, che inizia nell'organizzazione giovanile del partito conservatore. Kurz è riuscito a farsi notare anche a livello internazionale, sostenendo una "politica delle porte chiuse" sull'immigrazione e scontrandosi più volte, sulla questione, con l'Italia.

 

Cosa vuole fare Kurz

Lo scorso luglio, nel suo discorso al Parlamento europeo, Kurz aveva spiegato le priorità del semestre di presidenza Ue dell’Austria. La premessa del giovane premier è stata che “l’Europa non può essere data per garantita, anzi occorre lavorare sodo per preservare il progetto di pace e stabilità”. Occorre allora rafforzare le frontiere esterne per salvaguardare la libera circolazione nell’area Schengen. Uno dei punti su cui il premier austriaco è più attento è proprio la gestione dei flussi migratori alla frontiera con la Germania. All’inizio dell’estate, mentre in Germania la stabilità del governo era stata messa in forte dubbio proprio per le distanze tra i partiti sul tema dell’immigrazione, il sistema di Schengen era stato messo in discussione in molti paesi. Alla fine, la cancelliera tedesca Angela Merkel e il suo alleato bavarese, il più intransigente Horst Seehofer – alla guida rispettivamente di Cdu e Csu –, hanno trovato l’intesa per una gestione più rigida dell’immigrazione. Aveva prevalso la linea di Seehofer, che punta al respingimento dei migranti secondari provenienti dall’Austria ristabilendo i controlli alle frontiere. Kurz aveva risposto con fermezza: “Se la Germania reintroduce i confini interni potremmo reagire”, aveva detto.

 

I problemi ai confini tra Austria e Germania hanno innescato così una reazione a catena che ha interessato anche quelli tra Austria e Italia e così, lo scorso giugno, Vienna a sua volta ha annunciato di volere schierare l’esercito al Brennero. Il tema centrale nel confronto tra Italia, Germania e Austria è proprio quello dei migranti secondari, cioè quelli che sconfinano in altri paesi dell’Ue dopo essere stati registrati nel paese di primo ingresso (solitamente il nostro). Mentre Austria e Germania sono interessati a non accogliere migranti secondari nei loro paesi, l’Italia vorrebbe un’equa distribuzione dei profughi tra i membri dell’Ue. Due posizioni che oggi restano difficilmente conciliabili.