Giuseppe Conte con Sebastian Kurz (foto LaPresse)

C'è una tempesta perfetta per i sovranisti alla vaccinara

Claudio Cerasa

Trump, Orban, Kurz, Putin. Oltre l’economia. Perché gli alleati dei nostri sovranisti sono i peggiori nemici dell’Italia

La domanda in fondo è sempre la stessa ed è una domanda che i nostri sovranisti alla vaccinara dovrebbero prendere in considerazione: può il battito d’ali di una farfalla scatenare un uragano a migliaia di chilometri di distanza? La teoria dell’effetto farfalla venne introdotta cinquant’anni fa da un matematico americano di nome Edward Lorenz, che in un saggio pubblicato nel 1972 spiegò sul filo del paradosso in che senso il battito delle ali di una farfalla in Brasile può produrre un cambiamento capace di condurre progressivamente a conseguenze atmosferiche più grandi in altre parti del mondo. Se volessimo giocare con le parole del matematico americano per spiegare uno dei drammi generati in Italia dall’internazionale populista potremmo metterla così: un battito d’ali di un sovranista può scatenare un uragano a migliaia di chilometri di distanza? La risposta è sì, ed è sufficiente mettere in fila quattro problemi che toccano l’Italia per capire qualcosa di più sull’autolesionismo della dottrina sovranista.

 

Il primo problema riguarda l’economia e i dati particolarmente negativi fatti segnare dal nostro paese in concomitanza con l’arrivo del governo gialloverde. Negli ultimi giorni l’Istat ha registrato un calo sui nuovi ordinativi industriali (-2,3 per cento a luglio), sulle esportazioni (-2,6 per cento a luglio), sulla produzione industriale (-1,8 per cento a luglio), sui consumi (-0,1 per cento a luglio), sull’occupazione (-0,2 per cento a giugno) e questo filotto inciderà in maniera negativa su un pil le cui previsioni ad agosto sono state già riviste al ribasso (da +1,5 per cento, a +1,2). Il progressivo logoramento dell’affidabilità dell’Italia generato dalla destabilizzante incertezza provocata dal governo del cambiamento ha avuto un impatto sui principali indicatori economici del nostro paese. Ma se si decide di andare alla radice dei guai dell’Italia e dell’Europa occorre allargare l’inquadratura e fissare il nostro obiettivo sul principe dei sovranisti mondiali: Donald Trump. Salvini, Di Maio e “mr Giuseppi” non potranno mai ammetterlo, ma il rallentamento della ripresa europea, come ricordato la scorsa settimana da Draghi, è legato principalmente alla minaccia di avere un mondo governato sempre più da maggiore protezionismo – e chissà se gli azionisti del governo italiano si sono resi conto che il calo delle esportazioni del nostro paese registrato a luglio si è prodotto principalmente dai paesi extra Ue proprio come effetto della guerra commerciale in corso. Ma tra i danni causati dai sovranisti non italiani che avranno un impatto sulla traiettoria dei sovranisti italiani ce ne sono altri che vale la pena esporre. Salvini e Di Maio, per fare un esempio, si sono accorti o no che la stabilità della Libia non dipende dai capricci di Macron ma dipende dal più importante alleato del governo gialloverde, ovvero Vladimir Putin, che incidentalmente è il più importante alleato del principale destabilizzatore della Libia, ovvero il generale Haftar? Chissà.

 

Oltre al caso della Libia, naturalmente, c’è anche il caso dell’Austria e non è solo una coincidenza che a essere intervenuto contro l’idea del premier, Sebastian Kurz, di conferire il doppio passaporto ai cittadini italiani dell’Alto Adige di lingua tedesca e ladina non sia stato né Salvini né Di Maio ma sia stato direttamente il ministro degli Esteri: può mai permettersi un sovranista di riconoscere che l’unico antidoto contro la guerricciola tra gli stati, e contro l’aggressione dei nostri confini, è scommettere sulla coesione dell’Europa e non sulla promozione del sovranismo? Così come un sovranista puro non si può permettere di dire la verità quando parla di immigrazione e quando prova a negare in modo goffo che se l’Italia ha un problema nella redistribuzione in Europa dei richiedenti asilo quel problema riguarda prima di tutto gli amici dell’internazionale sovranista. Domanda numero uno: quali sono i paesi europei che da 2015 a oggi non hanno accolto alcuni migranti dall’Italia?

 

Sono gli stessi con cui l’Italia sovranista ha scelto di allearsi in Europa per risolvere ogni problema sui migranti: Austria, Ungheria e Polonia. Domanda numero due: quali sono i paesi che all’ultimo Consiglio europeo sono riusciti a rinviare ogni modifica al trattato di Dublino e sono riusciti a introdurre il principio che ogni modifica a un trattato deve avvenire con un voto unanime e non più a maggioranza? Ancora loro: Austria, Ungheria e Polonia. Il battito d’ali di una farfalla sovranista può dunque scatenare per mille ragioni un uragano a migliaia di chilometri di distanza. E per un paese già abbondantemente indebolito dalla fuffa populista (il sentiment degli investitori europei rispetto ai principali mercati azionari nazionali d’Europa, registrato ogni trenta giorni da BofA Merril Lynch, dice per il terzo mese di seguito che l’Italia, dopo la Gran Bretagna, è il paese da cui si registra un maggior deflusso di investimenti: meno 20 per cento anche a settembre) non c’è niente di peggio che assecondare un vento destinato a portare velocemente l’Italia sovranista verso una rotta purtroppo tanto precisa quanto pericolosa: quella della tempesta perfetta.

  • Claudio Cerasa Direttore
  • Nasce a Palermo nel 1982, vive a Roma da parecchio tempo, lavora al Foglio dal 2005 e da gennaio 2015 è direttore. Ha scritto qualche libro (“Le catene della destra” e “Le catene della sinistra”, con Rizzoli, “Io non posso tacere”, con Einaudi, “Tra l’asino e il cane. Conversazione sull’Italia”, con Rizzoli, “La Presa di Roma”, con Rizzoli, e "Ho visto l'uomo nero", con Castelvecchi), è su Twitter. E’ interista, ma soprattutto palermitano. Va pazzo per i Green Day, gli Strokes, i Killers, i tortini al cioccolato e le ostriche ghiacciate. Due figli.