Emmanuel Macron con Angela Merkel (foto LaPresse)

La pazienza di Macron con i bugiardi e i free rider dell'Ue è finita. Il suo piano

David Carretta

Il presidente francese è disposto ad andare allo scontro con i paesi che non condividono le responsabilità europee. Le scelte dell'Italia

Bruxelles. Emmanuel Macron non sembra più disposto a fare concessioni nella battaglia esistenziale per l’Unione europea che si giocherà nei prossimi anni. Al termine del vertice informale di Salisburgo giovedì, il presidente francese ha lanciato il suo più duro avvertimento al fronte dei paesi governati da populisti, euroscettici o eurotiepidi, che sta mettendo a rischio la costruzione comunitaria. Nell’Ue “ci sono crisi e tensioni. Ma chi le genera?”, si è chiesto Macron: “Quelli che dicono ‘non voglio rispettare il diritto del mare e il diritto umanitario internazionale quando una imbarcazione arriva e sono il porto più vicino e sicuro e non la prendo’, anche se abbiamo diviso quasi per dieci i flussi che arrivano. Sono loro che le generano, non l’Europa. Chi genera la crisi? Sono quelli che spiegano ‘Io sono in Schengen, amo l’Europa quando mi permette di avere dei fondi strutturali, amo l’Europa quando mi dà dei soldi e permette la prosperità ai miei popoli, quando permette ai miei lavoratori di andare a guadagnare di più nei paesi vicini, ma da me non un solo migrante, non un solo rifugiato che ha diritto all’asilo, contro tutte le regole. Sono loro che creano i problemi, non il resto della collettività”, ha detto il presidente francese. Per Macron, “a un certo punto la soluzione è che i paesi che non vogliono Frontex più forte o più solidarietà usciranno da Schengen e i paesi che non vogliono più Europa non riceveranno più i fondi strutturali”. Perché “l’Europa non è un menù à la carte. E’ un progetto politico”. Italia fuori da Schengen? Ungheria e Polonia senza fondi strutturali? Macron è determinato ad andare alla resa dei conti, come sta facendo con il Regno Unito, spingendolo verso le code a Calais e i dazi del Wto dopo la Brexit

 

L’epurazione dentro l’Ue, lungi dall’essere una schermaglia da campagna elettorale, è coerente con il progetto che Macron ha in mente per la “rifondazione”. In un discorso a Lisbona in luglio, Macron ha delineato i contorni dell’Europa “tra 10-15 anni”. Il continente sarà diviso in tre “cerchi”. Il più largo sarà composto dai paesi che condividono “valori, princìpi democratici e libertà economiche”, cioè “una cosa tra l’Ue e il Consiglio d’Europa attuale”, aveva spiegato Macron. Il secondo cerchio sarà quello di un “mercato unico forte”, una via di mezzo “tra l’Ue e la zona euro attuale”, che potrebbe occuparsi anche di questioni “militari, commerciali o digitali”. Il terzo cerchio di Macron sarà il “cuore del reattore”, cioè l’Europa politica, “più integrata” che “va fino in fondo alla logica della zona euro” con una “convergenza sociale” e strumenti di condivisione dei rischi economico-finanziari come un’assicurazione comune sulla disoccupazione.

 

Negli equilibri europei, malgrado le difficoltà interne, Macron si ritrova in posizione di forza. Angela Merkel è troppo concentrata sui litigi della sua grande coalizione ed è entrata nella fase del tramonto politico. Se l’Ue avrà un futuro, il suo leader è Macron, che coalizza attorno a sé leader tanto diversi quanto il socialista portoghese António Costa e l’ultraliberale olandese Mark Rutte. La linea dura del presidente francese sulla Brexit è quella che è passata a Salisburgo, malgrado un fronte sovranista – da Sebastian Kurz a Viktor Orbán – pronto a fare concessioni pur di evitare la “hard Brexit”. Il caos nel Regno Unito causato da un mancato accordo può essere una lezione per gli altri “bugiardi” sul continente che – come ha detto Macron – “spiegano che tutto andrà bene senza l’Europa, che è facile e che si guadagnano molti soldi”.

 

Nel breve periodo la resa dei conti di Macron passa dall’intransigenza con i “bugiardi” e i “free rider” dell’Ue. La Francia sta facendo pressioni sulla Commissione per adottare la linea dura con l’Italia sulla legge di Bilancio. Senza la riapertura dei porti e la creazione di centri chiusi, Parigi ostacolerà la redistribuzione dei migranti, come avvenuto con la Diciotti. Nelle discussioni sul bilancio Ue, la diplomazia francese insiste per togliere i fondi strutturali ai paesi dell’est. Nel lungo periodo lo scenario tracciato da Macron è quello di un’Ue molto più piccola, ma più forte e coesa, capace di realizzare le sue ambizioni con chi accetta regole e responsabilità, senza il peso di chi continua a frenare per opportunismo politico o piccoli interessi. Per gli altri stati membri, a cominciare dall’Italia, si avvicina il momento della scelta.