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Chi sta con la May e chi no

Gregorio Sorgi

Dopo il summit di Salisburgo i paesi di Visegrad sono a favore della proposta dei Cheuqers e Macron è contrario. Il premier maltese chiede un secondo referendum sulla Brexit

Un fronte di leader europei capeggiato dal primo ministro ungherese Viktor Orbán si è espresso a favore della proposta dei Chequers di Theresa May.

 

La Commissione teme che il Regno Unito attraverso il piano May possa fare concorrenza all'Unione europea. A Londra accusano Barnier di avere assunto un atteggiamento punitivo verso la Gran Bretagna, e di volere mostrare attraverso la Brexit quanto sia logorante il percorso di uscita dall'Ue. Invece, Bruxelles spiega che l'indissolubilità del mercato unico europeo è una battaglia di principio sui cui la Commissione non può fare marcia indietro. Infine, alcuni hanno insinuato che Macron abbia ogni interesse a escludere la Gran Bretagna dal mercato unico europeo perché la Francia sarà la meta di punta per le aziende in fuga da Londra. Non si è esposta pubblicamente dopo il summit Angela Merkel che però la settimana scorsa aveva incoraggiato la Commissione a concludere un accordo il prima possibile.

 


in bianco i paesi che non si sono espressi pubblicamente / in giallo chi si è espresso contro il piano della May / in blu chi si è espresso a favore / in rosso chi ha chiesto un secondo referendum sulla Brexit (più Malta)


 

Il summit informale di Salisburgo ha evidenziato un diverso approccio degli stati membri sulla Brexit. Il presidente francese Emmanuel Macron si è schierato a fianco del negoziatore europeo Michel Barnier e ha detto che “abbiamo dei principi chiari riguardo all'integrità del mercato unico e del confine irlandese”. Il presidente della Francia boccia la proposta del premier britannico, che aveva proposto di rimanere all'interno del mercato unico per i beni e di uscire da quello per i servizi. Barnier è d'accordo con Macron, ed è pronto a creare un regime economico ad hoc per fare restare la Nord Irlanda nel mercato unico europeo.

   

Il fronte di Visegrad sta con la May. Viktor Orbán ha detto che “c'è una coalizione di capi di Stato che vuole punire la Gran Bretagna. Noi invece vogliamo un buon rapporto con Londra in futuro”. Il premier ungherese, ancora una volta, vuole distinguersi dal fronte europeista, in primis dal suo arcirivale Macron. Inoltre, la diplomazia britannica si è impegnata molto per conquistare la fiducia dei paesi dell'Est. Il premier austriaco Sebastian Kurz e il suo omologo olandese Mark Rutte hanno detto che sia l'Ue sia il Regno Unito devono fare un passo indietro per trovare un accordo.

 

Il premier maltese Joseph Muscat ha proposto un secondo referendum con diverse opzioni sulla Brexit per “decidere una volta e per tutte”. Il premier della Repubblica Ceca Andrej Babis ha assecondato la richiesta e ha spiegato alla radio Today di essere “molto deluso dell'uscita del Regno Unito e favorevole a una seconda consultazione”. Il primo ministro ha aggiunto che “tra i leader europei c'è un consenso unanime, o quasi unanime, attorno all'ipotesi di un nuovo referendum”. Una rivelazione clamorosa, che però non ha ricevuto conferme. Anzi, la May ha ribadito che questa opzione non è praticabile. Il piccolo peso politico dei due paesi non riuscirà a fare slittare la posizione dell'Unione europea su questa ipotesi. Ma se altri stati membri dovessero percorrere questa strada, allora tutto potrebbe cambiare.