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Gli investitori internazionali hanno ancora scarsa fiducia nell'Italia

Nonostante i presagi di crescita globale, il nostro paese rimane tra i meno attrattivi per i fondi d'investimento, dice un rapporto di Merrill Lynch. Cresce la credibilità della Francia, mai così male negli ultimi 5 anni la fiducia nel mercato tedesco

Nonostante gli scenari sulla crescita economica globale si annuncino meno foschi degli scorsi mesi, l'indice di fiducia degli investitori internazionali nel mercato azionario italiano rimane basso. Anche se la quota di chi medita un disinvestimento è in calo rispetto a un mese fa. E' quanto fotografa il rapporto “December Fund Manager Survey”, curato dal centro studi della banca d'investimento americana Merrill Lynch, che a cadenza mensile interpella più di 200 gestori di fondi d'investimento per delineare alcuni trend micro e macro economici, concentrandosi sugli effetti che il clima politico e normativo introduce nei vari mercati finanziari.


Se a novembre il 12 per cento del campione intervistato intravedeva nell'arco dei 12 mesi successivi margini di disimpegno rispetto al mercato italiano, a dicembre la quota di chi sarebbe intenzionato a dislocare altrove le proprie partecipazioni nelle aziende quotate nei listini è dell'8 per cento. Uno degli scenari più cupi nel novero dei paesi europei, se si esclude la Svizzera (che però in 30 giorni ha riacquistato una fiducia relativa maggiore del nostro paese, passando dall'essere oggetto di sfiducia per il 35 per cento degli intervistati a novembre, all'attuale 14 per cento). Quello francese continua a essere il mercato che per i fondi d'investimento mostra maggiore credibilità, visto che il 20 per cento stima un esposizione più forte nel mercato azionario transalpino. Mentre sorprende la contrazione sui 12 mesi raccolta dalla Germania: se a novembre il paese si guadagnava una previsione di sovrainvestimenti da parte del 25 per cento del campione, solo un mese più tardi l'aspettativa d'intervento era neutra, né positiva né negativa, il valore più basso registrato nelle rilevazioni degli ultimi 5 anni. 

 


Come detto in apertura, i cattivi presagi che accompagnavano le stime di crescita sembrano essere stati accantonati, visto che negli ultimi due mesi le aspettative di crescita sono cresciute di 22 punti percentuali, e che il 29 per cento di chi si è sottoposto al sondaggio si è detto speranzoso che la crescita globale possa accelerare nel 2020. A pesare, in maniera favorevole, l'annuncio fatto da Cina e Stati Uniti sul raggiungimento di una prima fase di accordi per il blocco dei dazi commerciali, che hanno prodotto, come primo risultato concreto, lo stop a una serie di nuove imposte che sarebbero dovute essere introdotte alla metà di dicembre. Un'altra misura che evidenzia il calo dell'avversione al rischio è quella che registra come il livello di liquidità si sia assestato a un livello mai così basso dall'ottobre 2013 (4,2 per cento).

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