La polizia austriaca al Brennero (foto LaPresse)

Così l'accordo sui migranti tra Merkel e Seehofer lascia sola l'Italia

Enrico Cicchetti

Il patto tedesco prevede l’istituzione di “centri di transito” al confine con l'Austria. La crisi è evitata, la GroKo è salva ma Kurz avverte che Vienna si comporterà di conseguenza

A fare le spese del salvataggio del governo tedesco alla fine potrebbe essere l'Italia. L'intesa raggiunta tra la cancelliera tedesca Angela Merkel e il ministro dell'Interno Horst Seehofer prevede la creazione di centri di transito alle frontiere per scongiurare i movimenti secondari dei migranti. Chi è già registrato in altro paese non potrà entrare in Germania. L'intesa raggiunta tra Cdu e Csu ha portato alla rapida replica dell'Austria: il premier Sebastian Kurz ha avvertito che Vienna prenderà le iniziative appropriate per scongiurare "conseguenze negative". In sostanza, l'accordo tedesco innesca il tanto temuto effetto domino che rischia di portare alla chiusura delle frontiere della Germania e dell'Austria. Un ritorno al passato che lascerà l'Italia sola a dovere gestire i flussi migratori. 

 

L'accordo Merkel-Seehofer

 

Alla fine il ministro dell'Interno tedesco Horst Seehofer ha detto che non si dimetterà. Dopo ore di colloqui, la crisi con la cancelliera Angela Merkel sembra essere rientrata. Nella serata la pericolante alleanza tra i due è stata cementata da un nuovo accordo sui migranti. Prevenire l'immigrazione clandestina che arriva dal confine meridionale con l'Austria era l'obiettivo principale del partito conservatore bavarese del ministro dell'Interno (l'Unione cristiano sociale in Baviera - Csu), che nelle scorse settimane aveva chiesto politiche più dure contro l'immigrazione e la possibilità di espellere le persone arrivate in Germania che hanno presentato richiesta di asilo in un altro paese europeo, anche senza accordi con quei paesi. Un'idea che per la cancelliera metterebbe a rischio il principio di libera circolazione di persone e merci e in definitiva il sistema economico europeo e tedesco. Ma per Monaco una stretta sui cosiddetti "secondary movements" (gli spostamenti di migranti in un paese diverso da quello in cui hanno fatto domanda d'asilo appena arrivati da uno stato extracomunitario) è fondamentale: a ottobre dovrà affrontare un'elezione regionale nella quale i partiti di estrema destra rischiano, per la prima volta dal dopoguerra, di sottrarre alla Csu la maggioranza assoluta dei seggi nel parlamento locale, puntando proprio sui temi dell'immigrazione, della sicurezza e dell'identitarismo. Nel momento di maggiore tensione, l'arma sfoderata da Seehofer era la minaccia di dare le dimissioni dal suo dicastero, senza specificare se la Csu avrebbe continuato a sostenere il governo Merkel – che conta sul gruppo bavarese per restare in piedi. La mossa, annunciata domenica sera, a molti osservatori appariva come la soluzione più plausibile.

 

Arrivano i "centri di transito" alle frontiere. Schengen è a rischio

Invece, dopo quattro ore e mezza di negoziati, Merkel e Seehofer hanno stretto un accordo che mette in sicurezza l'esecutivo: la grande crisi è evitata, la GroKo è salva ma rimangono ferite profonde tra i partiti, specialmente tra i loro presidenti. Il patto prevede l’istituzione di “centri di transito” al confine tedesco-austriaco, nei quali verificare in modo rapido chi ha diritto d'asilo e respingendo se necessario i migranti negli stati europei dove avevano presentato per la prima volta la richiesta d'asilo. A tal fine, dovrebbero esserci accordi con gli altri paesi dell'Unione - e se ciò non fosse possibile, il patto vuole consentire i rimpatri in Austria sulla base di un accordo con Vienna. Secondo il quotidiano tedesco Spiegel, il nuovo sistema non influirà granché sulle politiche migratore, come avrebbe voluto Seehofer, ma "Merkel ritiene di aver raggiunto così tanto nel vertice Ue della scorsa settimana, che i rifiuti previsti da Seehofer sarebbero stati comunque superflui". Venerdì scorso, dopo oltre 10 ore di maratona notturna, i ventotto hanno siglato un accordo sui migranti. In un paragrafo del documento condiviso considerato una vittoria di Merkel, si legge che i movimenti secondari "minacciano l’integrità del sistema di immigrazione europeo e l’area di Schengen, quindi gli stati membri dovrebbero prendere ogni provvedimento legislativo e amministrativo per contrastarli". Grecia e Spagna hanno accettato di riprendersi gli stranieri fermati al confine bavarese-austriaco registrati per la prima volta nei loro paesi.

   

I centri di transito sono un concetto tutt'altro che nuovo: si tratta di un’idea già esaminata nel 2015, all’apice della crisi dei migranti, ma che venne all’epoca scartata per le resistenze della Spd. E proprio il partito socialista tedesco, che governa in coalizione con Merkel, dovrà ora approvare il patto. La leader della Spd, Andrea Nahles, ha avvertito che il partito vuole "una politica migratoria umanitaria, ma anche realistica".

 

Il presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker, ha commentato l'accordo tedesco definendolo "a prima vista conforme al diritto europeo". "Faremo delle verifiche", ha aggiunto.

 

  

Anche Kurz chiude tutto. E l'Italia?

  

"Mettere in sicurezza le frontiere esterne è la priorità", ha detto il premier austriaco Sebastian Kurz parlando al Parlamento europeo. L'obiettivo del governo austriaco è quello di "proteggere" il fronte meridionale del paese. l'Europa senza frontiere, continua Kurz, sarà possibile solo "nel medio-lungo termine". 

 

Intanto il governo italiano ha commentato le dichiarazioni di Kurz tramite il ministro degli Esteri Enzo Moavero Milanesi: "Il Consiglio prevede una serie di azioni che pur essendo tutte sottoposte alla volontà degli Stati membri se virtuosamente seguite porteranno l'Europa a affrontare l'immigrazione in maniera coerente; se non seguite, e se portano a una volontarietà nella chiusura, diventano un problema che l'Europa stessa deve affrontare". 

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