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Nato e novichok

Cristina Marconi

L’agente nervino ha fatto la sua prima vittima nella Gran Bretagna che si sfalda e attende Trump

Londra. Assassinio sotto la cattedrale. Alla fine non ce l’ha fatta Dawn Sturgess, inglese dalla vita difficile, quarantaquattrenne con tre figli, un letto in un alloggio per senzatetto, un fidanzato con cui dimenticare i problemi con l’aiuto di qualche birra e un po’ di droga. E’ morta lei e non doveva, con quel novichok che le è arrivato addosso chissà come in grandi quantità, con una siringa sporca raccolta ai giardinetti o qualcosa che il cittadino medio non toccherebbe mai, ma che differenza fa.

 

Si muore di agenti nervini di fabbricazione militare a Salisbury, o nella vicina Amesbury, si muore dopo una settimana di agonia in un ospedale che è riuscito a salvare anche le vittime designate della sostanza, l’ex doppio agente russo Sergei Skripal e sua figlia Yulia, a cui la sostanza sarebbe stata spalmata sul pomello della porta di casa, e per Theresa May e il suo governo anch’esso intossicato forse a morte è un grosso problema.

 

Lo è per tutti, per la polizia coi suoi cento detectives – “per noi è la giornata che speravamo non arrivasse mai”, sospirano – e per le autorità sanitarie, che possono continuare a rassicurare, ma che sanno che dormire tranquilli a Salisbury, al momento, non si può. Omicidio, dice la polizia. Con il solito sospetto, quella Russia ospite di un mondiale di calcio in cui l’Inghilterra sta brillando anche senza la claque degli alti dignitari e della famiglia reale rimasti a casa per protesta.

 

Quella Russia che definisce le accuse “assurde” e rimanda al mittente ogni illazione dopo mesi di gelo con Londra, tra diplomatici espulsi e sanzioni, dicendo che Londra sta “terrorizzando i suoi cittadini”. Il governo ha lasciato il dossier al ministro dell’Interno, Sajid Javid, che ha urlato che Mosca sta usando il Regno Unito come “discarica per veleni”, ma su questo nuovo caso sta mostrando più cautela: bisogna prima capire quello che è successo, nulla è certo al cento per cento.

 

Quando in una domenica di inizio marzo Yulia e Sergei Skripal furono ritrovati a vaneggiare su una panchina davanti ad un centro commerciale con la bava alla bocca e un grado di smarrimento che nessuna droga poteva dare, alla gente del luogo, quelli che erano nel pub con loro e nella catena di mefistofelico cibo simil-italiano dove hanno pranzato, era stato raccomandato di darsi una lavata alle scarpe con le salviettine umidificate e di buttare i vestiti in un sacco di plastica sigillato.

 

Chi ha creato il novichok, agente nervino di grado militare, appare perplesso e dice che non c’è proprio niente da stare sereni, racconta di reazioni a scoppio ritardato dolorosissime e letali. Il nuovo inatteso capitolo del dramma è iniziato il venerdì 29 giugno alle 10 di sera, quando i due sarebbero entrati in contatto con la sostanza, forse dopo una passeggiata vicino alla panchina degli Skripal. Alle 10.15 del mattino successivo il compagno della Sturgess, Charlie Rowley, ha chiamato l’ambulanza perché la donna stava male. Alle 15.30 è stato lui a collassare, e lì la polizia ha iniziato a occuparsi del caso, seguita subito dall’antiterrorsimo. Il mercoledì dai laboratori chimici di Porton Down, a due passi dalla cittadina, è arrivata la conferma: novichok, come il 3 marzo. Un rimasuglio dell’attentato precedente – ma quattro mesi all’aperto, siamo sicuri che la sostanza possa essere rimasta inalterata? – o una nuova capsuletta, come suggerito da uno degli inventori della sostanza, il professor Vladimir Uglev, uno che dice di essersi scordato di verificare se l’agente sopravvive uno, dieci o cento anni. “Capisco appieno il panico” a Salisbury, ha aggiunto, e su questo manco il governo riesce a dire nulla di sensato. Dopo la campagna milionaria per ripulire la cittadina, famosa soprattutto per la bella cattedrale, e ora il terrore fondato che il caldo diffonda l’agente nervino nell’aria, che la pioggia possa portarlo nel terreno, che non serva essere due anime alla deriva che raccolgono siringhe e mozziconi di sigarette per rischiare qualcosa di brutto. Dawn è morta, a Charlie resterebbe poco da vivere, il governo sta perdendo i pezzi e ora tocca accogliere anche il presidente americano Donald Trump, che dopo l’affaire Skripal con Vladimir Putin avrebbe parlato per 40 minuti senza neppure menzionare la cosa. Ci si vede tutti al vertice Nato, dove la May vorrebbe parlare di Salisbury e di minaccia russa, unico dossier su cui fino a ora è stata una leader “forte e stabile”. Ora non ha neppure più quello.