City Stay Hotel, dove si trovavano i sospettati russi Alexander Petrov e Ruslan Boshirov, nel quartiere di Bow, east London. Foto LaPresse

I due sospetti di Salisbury e la certezza di Londra: la regia è russa

Paola Peduzzi

L’attacco è opera dei servizi di Mosca, dice la May. E fa l’elenco delle azioni russe contro l’Europa

Milano. Avevamo ragione a marzo, ha detto oggi ai Comuni il premier britannico, Theresa May, quando avevamo dichiarato lo stato russo “responsabile” dell’attacco con il gas Novichok a Salisbury. Non si è trattato di una operazione solitaria, un’iniziativa personale di loschi figuri: “Sulla base delle informazioni raccolte, posso oggi dire ai Comuni – ha precisato la May – che il mio governo ha stabilito che gli individui identificati dalla polizia sono membri del servizio segreto militare russo, conosciuto come Gru. Il Gru è un’organizzazione altamente disciplinata, con una catena di comando solida. Non si tratta di una operazione solitaria. E’ quasi certamente stata approvata fuori dal Gru, a un livello alto della gerarchia russa”. La May ha fatto l’elenco di tutte le azioni della Russia in Europa per “minare la nostra sicurezza e quella dei nostri alleati nel mondo”: i russi hanno alimentato il conflitto del Donbass (in Ucraina), hanno annesso illegalmente la Crimea, hanno violato gli spazi aerei europei a più riprese, hanno organizzato una grande campagna di cyberspionaggio e interferenza elettorale, hanno sostenuto un violento golpe in Montenegro, e un missile russo, lanciato da un territorio ucraino sotto il controllo dei separatisti finanziati dalla Russia, ha abbattuto il volo MH17, partito dall’Olanda e diretto in Malesia.

  

Schietta e precisa, la May ha sollevato il velo di propaganda e di manipolazione russa non soltanto riguardo all’attacco di Salisbury, ma a tutte le operazioni russe in Europa degli ultimi quattro anni. 

  

La polizia inglese ha identificato due uomini, Alexander Petrov e Ruslan Boshirov (passaporti russi), come sospettati dell’avvelenamento dell’ex spia russa Sergei Skripal e della figlia Yulia, lo scorso 4 marzo a Salisbury. La polizia ha ricostruito tutti gli spostamenti e ha allegato le foto prese dalle telecamere: due giorni prima dell’attacco i due uomini erano atterrati a Gatwick da Mosca con un aereo Aeroflot, avevano preso un albergo nell’East End, e il giorno successivo erano andati a fare una perlustrazione di un paio d’ore a Salisbury, a circa 150 chilometri dalla capitale. Il 4 marzo, erano tornati – con la metro fino alla stazione di Waterloo e poi in treno fino a Salisbury – e avevano spruzzato il Novichok sulla maniglia della porta di casa degli Skripal: la sera stessa erano rientrati a Mosca. Padre e figlia si erano sentiti male sulla panchina al parco dove erano stati soccorsi quando ancora i due attentatori erano in territorio inglese. Il Novichok – di produzione russa: quattro agenzie hanno stabilito che si tratta di questo agente nervino di grado militare – era contenuto in una bottiglietta di profumo che riportava la marca Premier Jour di Nina Ricci (ma la confezione era contraffatta). La bottiglietta era stata abbandonata dopo l’attentato e ritrovata da Dawn Sturgess, che se l’era spruzzata sui polsi, pensando fosse un profumo, ed era rimasta uccisa.

  

Con un tempismo inquietante, poche ore prima dell’annuncio dei sospettati, l’ambasciata russa a Londra aveva pubblicato un appello al governo inglese: smettetela di violare la legge internazionale e i diritti umani, liberate Sergei e Yulia che tenete ingiustamente da sei mesi in isolamento. Come a dire: non è accaduto nulla di quello che dite, l’attacco, il Novichok, niente, finitela con la farsa degli Skripal. Oggi i commenti ufficiali da Mosca erano del tipo: due foto e una bottiglietta non dimostrano nulla, mentre sui canali tv legati al Cremlino i commentatori dicevano: aspettiamo altre sanzioni, naturalmente, con piacere. Su Twitter il ministero degli Esteri e l’ambasciata russa a Londra, che sono noti per il loro attivismo online, hanno continuato a parlare della liberazione di Idlib, in Siria, dai “terroristi”, ultimo atto della propaganda russa sul proprio ruolo nel mondo. Ma la May insiste, avevo ragione, dice: la responsabilità russa è ora chiara, e ancor più chiara è la manipolazione dei fatti da parte della Russia, cui si ostinano ad abbeverarsi leader e commentatori europei.

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  • Paola Peduzzi
  • Scrive di politica estera, in particolare di politica europea, inglese e americana. Tiene sul Foglio una rubrica, “Cosmopolitics”, che è un esperimento: raccontare la geopolitica come se fosse una storia d'amore - corteggiamenti e separazioni, confessioni e segreti, guerra e pace. Di recente la storia d'amore di cui si è occupata con cadenza settimanale è quella con l'Europa, con la newsletter e la rubrica “EuPorn – Il lato sexy dell'Europa”. Sposata, ha due figli, Anita e Ferrante. @paolapeduzzi