Giuseppe Conte in videoconferenza con Ursula von der Leyen (foto LaPresse)

Agea (M5s) dice perché il governo non vuole condizionalità dall'Ue

Valerio Valentini

Il sottosegretario grillino ai rapporti con l’Ue: “L’intervento della Bce è l’unico necessario, occhio alle trappole e al fondo Sure”

Roma. Uno penserebbe al sollievo, se non proprio alla contentezza. E invece no. “Cautela”. Questo è il sentimento con cui Laura Agea, sottosegretario del M5s ai Rapporti con l’Unione europea, dice di aver accolto l’annuncio di “Sure”, il fondo di garanzia sulla disoccupazione appena varato dalla Commissione di Ursula von der Leyen. “Gratitudine, certo, ma soprattutto grande cautela. Perché, al di là della buona notizia, di un’Europa che finalmente si muove per dare un sostegno ai suoi stati in difficoltà, non si può non notare che questo Sure viene attivato attraverso l’articolo 122 del tratto sull’Unione europea”. E quindi? “E quindi si tratta di un prestito che andrà erogato ad almeno tre paesi, e che avrà uno stanziamento massimo di 100 miliardi. Facendo i conti, si capisce che all’Italia non potranno esserne erogati più di dieci, nel primo anno, ma solo a fronte di una nostra garanzia di almeno tre miliardi”.

 

 

E’ comunque qualcosa, no? “Lo è, senz’altro. Anche se si tratta di una dotazione di gran lunga insufficiente per fronteggiare la crisi occupazionale che ci troveremo davanti. Ma ciò che mi spinge alla prudenza sta soprattutto nel fatto che questo prestito è soggetto a condizionalità”. Nel senso che bisogna assicurare che i soldi ricevuti vengano spesi, e bene, per combattere la disoccupazione causata dal Covid-19. “Oggi la condizionalità è questa, certo. Ma siccome le condizionalità possono essere modificate dalla maggioranza qualificata di Commissione e Consiglio europei, nulla esclude che un domani, a crisi finita, e col debito italiano inevitabilmente lievitato oltre il 150 per cento del pil, quelle condizionalità possano diventare lo strumento con cui si impone le solite riforme strutturali, che poi sono quasi sempre dei tagli lineari fatti senza una vera analisi sulle ricadute sociali. Come la riforma Fornero, per capirci”.

 

 

 

E insomma, si capisce che per la Agea, e così per tutto il M5s, le condizionalità, sia pure blande, restano un “cavallo di Troia all’interno del quale si può sempre nascondere, se non la troika, almeno le ricette dell’austerity”. Inutile, allora, chiedere al sottosegretario grillino con quale sentimento ha accolto la mezza riapertura di Giuseppe Conte sul Mes, il cui utilizzo, sia pure in una forma “snaturata” del tutto diversa da quella attuale, ora non è più escluso dal premier. “Mi sono ripetuta che confido nelle capacità diplomatiche e negoziali del nostro presidente del Consiglio. Il quale, come noi, sa bene che ad oggi il Mes resta quello strumento anacronistico istituito nel 2012 e ratificato da un trattato internazionale. Dunque, al momento, dagli articoli di quel trattato non si esce. Se ne può palare, di Mes, solo e soltanto se viene usato senza alcuna condizionalità”. Difficile che la Germania accetti una simile condizione. “Ma per noi del M5s è l’unica valutabile, anche pensando al ricorso delle Eccl, le linee di credito rafforzate previste dal Fondo salva stati. Le risorse che attraverso quelle linee ci verrebbero forniti, andrebbero utilizzati inizialmente solo per l’emergenza Covid. Poi, magari a crisi finita, quando il Patto di stabilità sarà reintrodotto, verremmo costretti a firmare un memorandum: e da lì, prima di estinguere quel prestito, dovremmo attraversare vent’anni di riforme che ci avvicinerebbero alla condizione della Grecia”.

 

E dunque niente Mes, pare di capire. Tanto più che nel M5s c’è chi, come l’europarlamentare Piernicola Pedicini, auspica addirittura che il Fondo venga smantellato, e l’Italia si riprenda i miliardi che vi ha versato. E’ questa la posizione del M5s al governo? “Io credo che alla fine di questa crisi l’Europa dovrà fare i conti con se stessa. Capire quali strumenti sono davvero utili ai suoi cittadini, e potenziarli; e quali, invece, si sono rivelati ancora una volta anacronistici e vessatori. E questi ultimi deve trovare il coraggio di sopprimerli”.

  

 

Ma allora, quali misure chiedete, come M5s? “L’intervento della Bce è l’unico davvero necessario e sufficiente per arginare la crisi. Quando si avranno i dati sulle prime emissioni del piano straordinario Peep da 750 miliardi, tra pochi giorni, si vedrà che il moltiplicatore è straordinario. Poi, certo, si può pensare a erogazioni da parte della Bei, o a misure di stampo nazionale attraverso la nostra Cdp rese possibili dalla sacrosanta sospensione dei vincoli sugli aiuti di stato. Ma Francoforte è l’unica dotata di una reale potenza di fuoco: da sola, può fare ben più di tutti gli altri organismi europei messi insieme. Per questo chiediamo che finalmente la Bce diventi quel che dovrebbe essere, ciò un prestatore di ultima istanza con capacità illimitate”. Molto complicato, però, anche pensando a come funzionano, davvero, le altre banche centrali. “La crisi ci ha insegnato che quando c’è la volontà politica, i vincoli legali o procedurali si possono rimuovere”.