La fila ai Caf per richiedere il reddito di cittadinanza (foto LaPresse)

Come il miracoloso Rdc si è rivelato una dannazione per il lavoro al sud

Luciano Capone

Così il Reddito di cittadinanza ha illuso il meridione e l’ha reso prigioniero della povertà. Lo dice anche Svimez

Roma. Nel giorno in cui ArcelorMittal annuncia (o minaccia) l’intenzione di lasciare l’Ilva e andarsene da Taranto, in contemporanea alla Camera – alla presenza del presidente del Consiglio Giuseppe Conte e del ministro per il Sud Giuseppe Provenzano – la Svimez presenta il suo rapporto sulla drammatica condizione del mezzogiorno e sul crescente divario con il nord e il resto d’Europa. Mentre incombe la chiusura della più grande acciaieria d’Europa con i suoi 20 mila posti di lavoro, la Svimez fa un’analisi impietosa del Reddito di cittadinanza, la misura che avrebbe dovuto sollevare il meridione. 

 

 

Per la Svimez l’impatto del Reddito di cittadinanza al momento è stato “scarso se non nullo”. “Con l’entrata in vigore del Rdc ci si aspettava un aumento del tasso di partecipazione e del tasso di disoccupazione che nei cinque mesi trascorsi non c’è stato”. Nelle intenzioni dei proponenti, il reddito di cittadinanza avrebbe fatto aumentare il tasso di partecipazione della forza lavoro. “Attraverso il Reddito di cittadinanza gli inattivi diventeranno attivi”, diceva Luigi Di Maio. E per dare un’idea dell’entità di questo prodigio, basta ricordare le previsioni trionfalistiche dell’attuale presidente dell’Inps Pasquale Tridico: “Almeno 1 milione di persone che attualmente non cercano lavoro – i cosiddetti ‘inattivi e scoraggiati – verranno spinti alla ricerca del lavoro”. E questo effetto miracoloso di trasformazione degli inattivi e moltiplicazione dei disoccupati, un po’ come accaduto circa duemila anni fa a Cana con l’acqua e il vino e successivamente con i pani e i pesci, avrebbe prodotto un altro fenomeno quasi biblico, che ricorda la caduta della manna dal cielo: il Reddito di cittadinanza produrrà “uno spazio fiscale aggiuntivo di oltre 12 miliardi”, garantiva sempre Tridico. Deficit dal cielo.

 

  

Non è andata così. “Le persone in cerca di occupazione si sono ridotte dai circa 2,7 milioni del primo trimestre dell’anno a valori intorno ai 2,4-2,5 milioni negli ultimi mesi”, dice la Svimez. Insomma, “sembra che il Reddito di cittadinanza stia allontanando dal mercato del lavoro anziché richiamare persone in cerca di occupazione. L’avvio da luglio della nuova fase con i centri per l’impiego e i navigator non sembra al momento aver modificato la tendenza”. L’esatto contrario: la trasformazione del vino in acqua, la putrefazione dei pani e dei pesci. Non solo il Reddito di cittadinanza spinge i disoccupati verso l’inattività, ma anche gli occupati verso la disoccupazione. “Un secondo problema – scrive sempre la Svimez – è che il trasferimento monetario spiazza il lavoro perché tende ad alzare il salario di riserva e, di conseguenza, disincentiva il beneficiario ad accettare posti precari, occasionali, a tempo parziale”.

 

Le critiche della Svimez hanno maggior valore perché arrivano da un’associazione di forte stampo dirigista, non certo ostile ai trasferimenti e all’interventismo pubblico, ma che ha come obiettivo lo “Sviluppo dell’industria nel mezzogiorno”. Ma l’esito non poteva essere diverso, perché il Reddito di cittadinanza, per come è stato disegnato, è una perfetta “trappola della povertà”, che fa entrare i poveri in un programma di sussidi e li rinchiude attraverso un meccanismo infernale di incentivi perversi. Da un lato il sussidio è, specie al meridione, molto elevato rispetto ai salari reali: basti pensare che per un single può arrivare a 780 euro al mese. Ma, come se non bastasse, il Rdc impone un’aliquota del 100 per cento ai beneficiari che lavorano: se un percettore s’azzarda a fare un lavoretto, perde dal sussidio una somma pari a quella guadagnata. Questo, ovviamente, spinge all’inattività o al lavoro nero. Non c’è alcun incentivo a cercare autonomamente un lavoro, né alcun aiuto ai working poors – i lavoratori poveri – che come segnala la Svimez sono in aumento proprio nelle aree più disagiate del mezzogiorno. Per molti di loro smettere di lavorare e prendere il Reddito di cittadinanza diventa una prospettiva appetibile. Mentre in altri paesi esistono sussidi, come l’Earned income tax credit (Eitc) negli Stati Uniti, che premiano con un sussidio proprio i working poors con figli, il reddito di cittadinanza premia i single inattivi. Per una zona povera, ad alta inattività e in crisi demografica è un veleno. Questa trappola della povertà, fiore all’occhiello del M5s, è l’altra faccia della chiusura dell’Ilva, tanto pervicacemente voluta dal partito di Luigi Di Maio. La visione del mezzogiorno che ne viene fuori è quella di una zona destinata alla desertificazione industriale, con una popolazione sedata da sussidi e trasferimenti. Una prospettiva, e questa è la cosa più drammatica, che pare non dispiacere a larghe fasce dell’elettorato meridionale.

  • Luciano Capone
  • Cresciuto in Irpinia, a Savignano. Studi a Milano, Università Cattolica. Liberista per formazione, giornalista per deformazione. Al Foglio prima come lettore, poi collaboratore, infine redattore. Mi occupo principalmente di economia, ma anche di politica, inchieste, cultura, varie ed eventuali