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L'Alitalia di stato piace meno

Redazione

I piloti preferiscono la sopravvivenza della compagnia con Lufthansa

I piloti Alitalia, che oggi partecipano allo sciopero del personale di volo della compagnia che cancellerà almeno 230 voli, cambiano nuovamente idea e attraverso i loro dirigenti affermano che sarebbe meglio vendere l’azienda a Lufthansa. “Il piano di Delta, Fs, Atlantia e Tesoro è un pannicello caldo che servirà a mantenere in vita Alitalia per due anni al massimo” dice Marco Veneziani, presidente dell’Associazione piloti (Anp) che rappresenta soprattutto i comandanti. “Se non cambia, il governo deve dialogare con Lufthansa”. L’Anpac, la sigla più numerosa dei piloti, attacca il governo per l’ipotesi di tassare le indennità di volo finora parzialmente esenti: “Farà aumentare il costo del lavoro e ridurrà le retribuzioni minando da subito il rilancio” dice il segretario Stefano De Carlo. In passato il personale di volo è stato ondivago rispetto alla cessione ad altri gruppi europei, proprio per le migliori condizioni praticate da Alitalia: nel referendum di aprile 2017, quando l’azienda era ancora controllata da Etihad, il 70 per cento dei dipendenti votò no a un piano di riduzione dei costi mediato dal governo Gentiloni con i sindacati dei trasporti, perché “avrebbe portato al commissariamento e alla svendita a Lufthansa”. Le schede contrarie furono preponderanti tra piloti, assistenti e dipendenti amministrativi rispetto al personale di terra non graduato. Eppure dei quasi 11 mila dipendenti di Alitalia, i piloti sono circa 1.600 e gli assistenti meno di 3.600. Persi molti privilegi le retribuzioni si avvicinano a quelle delle concorrenti europee non low cost, mentre il netto aumenterebbe con un contratto di diritto tedesco. I dipendenti di terra sono circa 6.700, oltre a un indotto di alcune migliaia: è qui che Lufthansa farebbe i tagli maggiori, potrebbero essere 3 mila o più. Anche il salvataggio con denari pubblici – Tesoro, Fs, Atlantia e Delta – prevede 2.500 esuberi. Con l’aggravante di un piano industriale traballante che non mette d’accordo i quattro azionisti, mentre ricadrebbe in gran parte sui conti pubblici, e per il prestito statale da 900 milioni si avvicina, il 15 ottobre, la settima proroga. Che si aspetta ad approfittare anche delle aperture sindacali e cedere a Lufthansa?

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