Kristalina Georgieva (foto LaPresse)

L'Ue sceglie la Georgieva per il Fmi. E consegna un'altra vittoria a Macron

Gregorio Sorgi

La docente bulgara ha vinto contro Dijsselbloem, osteggiato dai paesi del sud europa

L’economista bulgara Kristalina Georgieva è stata scelta come candidato europeo alla direzione del Fondo monetario internazionale dopo un testa a testa con l’olandese Jeroen Dijsselbloem. Ieri notte la Georgieva ha scritto su Twitter di essere “onorata” della nomina, e di aver chiesto un periodo di aspettativa alla Banca mondiale, dove attualmente ricopre il ruolo di direttore generale. Il board del Fmi deve ancora approvare la nomina ma l’indicazione dei paesi dell’Ue risulterà decisiva grazie alla vecchia convenzione per cui la presidenza della Banca mondiale resta nelle mani di un americano - ad aprile è stato eletto l’economista statunitense David Malpass - e la direzione del Fmi viene assegnata a un europeo. La vittoria della Georgieva, dopo una trattativa a oltranza di 14 ore che ha diviso le capitali europee, è una prova di forza da parte della Francia. 

 

Secondo la ricostruzione del Financial Times, Parigi ha sostenuto la sua nomina assieme ad alcuni paesi del sud europa tra cui l’Italia contro le resistenze della Germania e dei paesi nordici, che puntavano su Dijsselbloem. La Georgieva, già vicepresidente della Commissione europea con Juncker e commissario per la Cooperazione internazionale con Barroso, è vicina dal raggiungere una carica internazionale di prestigio dopo una serie di tentativi falliti. Era già stata candidata come Alto rappresentante per la politica estera europea nel 2014, come segretario generale dell’Onu nel 2016 e come presidente della Commissione prima che venisse scelta Ursula Von der Leyen. La vittoria della Georgieva è un successo dei paesi dell’est europa, che si erano lamentati per essere stati esclusi dai vertici europei dopo le elezioni del 26 maggio. L’economista bulgara è una donna di mondo e si è formata nelle migliori università straniere (tra cui London school of economics, Yale, Massachusetts institute of technology), però rivendica le sue origini. Il primo tweet che compare sul suo profilo mostra una vecchia foto in bianco con la sua famiglia, accompagnata da un messaggio che è un inno all’ottimismo: “I miei nonni erano poco istruiti. I miei genitori hanno terminato il liceo. Io sono stata la prima nella mia famiglia a ottenere un dottorato. Da un villaggio in Bulgaria alla direzione della Banca mondiale, queste sono le opportunità. #Ereditalopportunità”. 

 

Tuttavia, la nomina della Georgieva (classe 1953) come direttrice del Fmi comporterebbe un cambio delle regole, che attualmente escludono dall’incarico chi ha compiuto 65 anni, e potrebbe essere usato dai delegati dei paesi extra europei come un pretesto per bloccare la sua candidatura. 

 

Il suo rivale Dijsselbloem, già ministro delle Finanze olandese e presidente dell’Eurogruppo dal 2013 al 2018, è stato bocciato all’ultimo round ieri sera dai voti contrari dei paesi del sud europa che lo considerano tra i responsabili delle politiche di austerity durante gli anni della crisi. La sua immagine è stata definitivamente compromessa dall’intervista al Frankfurter Allgemeine Zeitung nel 2017, in cui disse che i paesi meridionali “spendono i loro soldi per l’alcol e per le donne”. Dijsselbloem ha fatto un tour delle capitali mediterranee nell’ultima settimana, recandosi ad Atene e a Madrid, per guadagnare consensi tra i paesi più diffidenti. 

 

Ieri mattina erano rimasti in corsa quattro nomi: Georgieva, Dijsselbloem, Nadia Calviño, ministro dell’Economia spagnolo, e Olli Rehn, governatore della Banca centrale finlandese e già candidato alla successione di Draghi alla Bce. Calviño si è tirata indietro dopo la prima votazione, mentre Rehn ha annunciato la sua rinuncia (“Ritiro il mio nome per raggiungere un consenso ampio”) dopo il round successivo. Il presidente portoghese dell’Eurogruppo, Mário Centeno, uno dei papabili, aveva fatto un passo indietro giovedì sera. Secondo il Financial Times, la sfida tra gli ultimi due candidati rimasti ha determinato una spaccatura tra i paesi mediterranei: la Spagna ha puntato su Dijsselbloem e l’Italia sulla Georgieva.