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Quello che Draghi (non) ha detto al governo gialloverde

Maria Carla Sicilia

"I minibot? Sono illegali. Il debito? Serve un piano credibile di rientro". Il governatore della Bce spende poche parole ma chiare su cosa dovrebbe fare il governo per l'Italia. Con una morale sottintesa

Da Vilnius, dove ha annunciato i nuovi step di politica monetaria della Bce, Draghi ha speso alcune parole sull'Italia. Poche ma chiare, quelle che commentano l'ipotesi di stampare una valuta parallela: "I minibot? O sono moneta, quindi una cosa illegale, o sono altro debito e quindi lo stock sale. Non mi sembra che i mercati valutino positivamente questa idea – ha risposto il governatore della Bce a un giornalista – Ma mi fermo qui", ha aggiunto. Draghi, d'altra parte, è stato uno dei primi a fare notare al governo gialloverde che commenti e dichiarazioni possono influenzare anche le reazioni dei mercati.  Meglio essere prudenti, soprattutto nel commentare misure che potrebbero preludere a un'uscita dalla moneta unica.

    

        

Il governatore non si è sbilanciato neppure nel commentare la trattativa tra la Commissione europea e il governo Lega-M5s sulla procedura di infrazione per debito – "Non siamo noi gli interlocutori", ha precisato – ma le sue dichiarazioni non lasciano spazio a interpretazioni: all'Italia serve credibilità. "Non credo che all'Italia sarà chiesta una riduzione rapida del debito perché per far scendere il debito occorre tempo – ha dichiarato Draghi – ma il piano deve essere credibile e la credibilità si misura su come si struttura il piano e sulle azioni che si mettono in campo per attuarlo: credo che questo sia quello che si aspettano tutti". 

   

Tra le righe, c'è una morale sottintesa ai due messaggi che Draghi ha inviato all'Italia: discutere di minibot, di valute parallele, di monetizzazione del deficit, allontana il governo da qualsiasi dimostrazione di credibilità. Tuttavia, non servono lunghi sproloqui per capirlo: sta tutto nel suo "mi fermo qui". 

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