Mario Draghi durante la conferenza stampa a Francoforte. Foto Imagoeconomica

Il monito di Draghi al governo italiano

Redazione

"Finora le parole hanno danneggiato imprese e famiglie", ha detto il presidente della Bce. Il Consiglio conferma la fine del Quantitative easing e lascia invariati i tassi di interesse

Se è vero che “le parole sono come pietre”, allora il governo Lega-M5stelle ha letteralmente preso a “pietrate” i mercati. A dirlo non è un oppositore dell'esecutivo, ma il presidente della Bce, Mario Draghi, il quale, durante la conferenza stampa seguita alla riunione del Consiglio della Banca centrale europea dedicato alle decisioni in materia di politica monetaria, ha sostanzialmente detto che le dichiarazioni di alcuni esponenti del governo italiano “hanno fatto danni, provocando un rialzo dei tassi d’interesse per famiglie e imprese”. Ed ha aggiunto: “Ora è il momento dei fatti, con la presentazione della legge di bilancio, e su quelli risparmiatori e investitori giudicheranno”.

  

Il peso delle considerazioni di Draghi, riferite all'impennata dello spread dopo le esternazioni di membri di Palazzo Chigi sul possibile sforamento dei vincoli di bilancio pubblico, è stato alleggerito solo quando il presidente della Bce ha aggiunto che non sussiste per il momento un rischio di contagio. "Tutto ciò non ha contagiato granché altri paesi dell'Eurozona”, ha detto Draghi, chiarendo che quanto accaduto “rimane un episodio principalmente italiano". Commentando ancora l'ambiguità del governo gialloverde, ha aggiunto:"La Banca centrale europea si atterrà a ciò che hanno detto il premier italiano, il ministro dell'Economia e il ministro degli Esteri, e cioè che l'Italia rispetterà le regole". In altre parole, che sarà rispettato l'impegno a non far crescere ulteriormente il debito del nostro paese.

  

      

  

Il Qe è stato utile ma i governo devono contenere il deficit

La seduta di oggi della Bce a Francoforte era attesa dai mercati che s'interrogano sulla fine del Quantitative easing – l'immissione di liquidità nel sistema attraverso l'acquisto di titoli di stato e obbligazioni – cominciato nel 2015 e che Draghi ha confermato terminerà il 31 dicembre di quest'anno, precisando che non si tratta di uno “strumento per garantire che il debito governativo sia finanziato in ogni circostanza”. Per contro, il presidente della Bce ha garantito che la politica monetaria accomodante, con i tassi d'interesse a zero, proseguirà almeno fino all'estate del 2019. L'insieme di queste due misure ha garantito in questi anni la stabilità dell'Eurozona, che non è messa in discussione dal rallentamento della produzione industriale.

  

"Nel complesso credo che l'aggregato dei paesi abbia usato bene il Qe perché la crescita è aumentata ovunque, é calato il tasso di dispersione e il mercato occupazionale é migliorato e continua a migliorare". "Se la domanda è invece se i paesi hanno sfruttato bene il Qe per ridurre il debito e migliorare la situazione fiscale – ha aggiunto – allora certamente la risposta é che devono farlo, devono approfittare di questi condizioni per ricostituire i buffer fiscali e abbassare i tassi".