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Bce più accomodante del previsto. Si discute di un nuovo Qe

Mariarosaria Marchesano

Draghi dice che i tassi resteranno invariati almeno fino a giugno 2020, previsti nuovi prestiti per le banche. L'Eurozona può tornare a crescere nel 2019 ma le previsioni 2020-2021 sono al ribasso

Milano. Più accomodante del previsto. La Banca centrale europea non delude le attese e sotto la guida di Mario Draghi detta la linea di politica monetaria necessaria per far fronte a una fase di prolungata incertezza anche se – come lui stesso ha detto durante la conferenza stampa seguita al Consiglio direttivo che si è svolto a Vilnius – "le probabilità di una recessione per l'Eurozona restano basse". Tre sono le decisioni assunte nella riunione di oggi: il costo del denaro resta invariato fino almeno a giugno 2020 e in ogni caso "per tutto il tempo necessario a garantire una costante e prolungata convergenza dell'inflazione a livelli inferiori, ma vicini al 2 per cento a medio termine"; impegno a reinvestire nei titoli in scadenza per un periodo che va oltre la data in cui la Bce comincerà ad alzare i tassi; condizioni operative per l'erogazione dei prestiti di lungo termine alle banche – gli attesi Tltro – che prevedono un premio sul costo per gli istituti virtuosi che è solo un po' meno favorevole rispetto all'ultima tornata di finanziamenti.

   

La Bce, dunque, conferma l'indirizzo di stimolo dell'economia, ma Draghi nella conferenza stampa ha lasciato anche trapelare che il consiglio direttivo "è pronto ad agire" e non ha nascosto che nell'ambito del meeting è stato proposto una prosecuzione del Quantitative easing e anche nuovi tagli dei tassi.

    

La Bce ha anche rivisto leggermente al rialzo le stime di crescita dell'Eurozona per quest'anno rispetto al mese di marzo. "Le proiezioni degli esperti dell'Eurosistema indicano una crescita annua del pil in termini reali dell'1,2 per cento nel 2019, dell'1,4 per cento nel 2020 e dell'1,4 per cento nel 2021", ha detto Draghi, proiezioni che rappresentano una correzione in senso migliorativo del prodotto interno lordo dello 0,1 per cento per il 2019 , ma al ribasso dello 0,2 per cento e dello 0,1 per cento per il 2020 e il 2021.

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