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Oltre lo spread c'è la realtà

Redazione

Il finto rimbalzo dell’industria festeggiato dai gialloverdi è già diventato un flop

Già l’Istat aveva certificato che la produzione industriale aveva fatto segnare un meno 0,9 per cento su base mensile (meno 1,4 per cento su base annua). L’ufficio europeo di statistica, Eurostat, conferma il dato negativo: a marzo, rispetto a febbraio, la produzione industriale nell’Eurozona ha fatto segnare un calo dello 0,3 per cento (meno 0,1 considerando l’Unione europea a 28 paesi). Su base annua la produzione industriale nell’area euro è scesa dello 0,6 per cento mentre quella nell’intera Unione è cresciuta dello 0,4 per cento. Per l’Italia le stime Eurostat coincidono con quelle fornite dall’Istat, ovvero meno 0,9 per cento su base mensile, meno 1,4 su base annua. Poco consola il fatto di non essere tra gli ultimi in Europa né il fatto che anche Germania (più 0,4 sul mese, meno 2,5 sull’anno) e Francia (doppio meno 1 per cento) non brillino. Il rimbalzo della produzione italiana a febbraio (più 0,9), di pari entità al calo successivo, si è rivelato un’illusione. Benché esaltata dal consigliere economico leghista, Claudio Borghi, derivava da un aumento delle scorte in vista dei mesi successivi densi di festività. L’Italia non è più in recessione come alla fine dell’anno scorso ma la crescita è statica e se la manifattura rallenta la previsione governativa del più 0,1 per cento a fine anno sarà difficile da fare combaciare con la realtà. Il Rapporto sull’industria italiana 2019, pubblicato ieri dal Centro studi di Confindustria, avverte che la manifattura italiana continuerà a “camminare sul fondo” dal momento che “le possibilità di espansione della produzione appaiono vincolate in termini ormai strutturali dalla debolezza della domanda interna”. “La forza dimostrata dai produttori nazionali sui mercati internazionali – dice Confindustria – non può bastare a sostenere l’intera manifattura”. Sfortunatamente chi avrebbe la possibilità di dispiegare una politica economica che tenga conto del rallentamento conclamato, o accusa le agenzie di complotto ai danni dell’Italia oppure produce danni diretti all’Italia, come il vicepremier Matteo Salvini: è tornato a ripetere di volere superare i parametri di Maastricht. Risultato? Borsa depressa e spread sopra i 280 punti. Un harakiri.

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