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Tira aria di bufera sul pil 2019

Redazione

Calo della produzione industriale superiore alle previsioni, aspettative critiche

Il secondo calo della produzione industriale dall’inizio dell’anno (dai dati Istat risulta che ad aprile è diminuita dello 0,7 per cento rispetto a marzo e dell’1,5 per cento rispetto ad aprile 2018) è una brutta sorpresa per l’Italia e una nuova doccia fredda per il governo gialloverde la cui tenuta è già in bilico. Le previsioni erano in larga parte di un aumento molto risicato (+ 0,1 per cento), ma pur sempre un aumento. Invece la flessione è consistente e crea allarme per il timore che si possa riflettere negativamente sulla crescita del pil nel 2019 aumentando il rischio di una manovra correttiva sulla legge di Bilancio nella fase in cui Roma ha già aperto con Bruxelles un tavolo per la procedura d’infrazione sui conti del 2018. Secondo il centro studi Promotor, il dato sulla produzione industriale di aprile, insieme con l’indicatore che anticipa il ciclo economico – in calo sia in aprile che in maggio – confermano le attese negative per l’andamento del pil nel secondo trimestre di quest’anno, dopo un primo trimestre che sembrava promettere una lieve ripresa.

 

Qual è la prospettiva per il resto dell’anno? Il centro studi di Intesa Sanpaolo reputa possibile, in linea teorica, una ripresa della produzione industriale nel terzo trimestre. Tuttavia, spiegano gli analisti, questo appare difficile per tre ragioni. La prima è che il livello di fiducia delle imprese resta basso. Il secondo è che tutti i segnali fanno pensare che la domanda estera resterà debole nei prossimi mesi (a causa soprattutto della guerra tariffaria tra Stati Uniti e Cina). Il terzo è che la ripresa della domanda interna è connessa all’impatto che avranno le misure del bilancio 2019 sul reddito disponibile degli italiani. Ebbene, quest’aumento, può essere controbilanciato negativamente dall’aumento dell’incertezza sulle condizioni finanziarie e su come sarà orientato il bilancio 2020, a causa del notevole divario tra le norme dell’Unione europea e le promesse di allentamento fiscale fatte dalle forze di governo italiano. Pertanto, le prospettive oltre il secondo trimestre rimangono caratterizzate da un “livello insolitamente elevato di incertezza”.

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