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Per salvare Carige restano le altre banche, i contribuenti e i lavoratori

Mariarosaria Marchesano

Chi si avvicinerà dopo la fuga di BlackRock? Ora il governo invoca la “soluzione di mercato”, ma qualcuno si dovrà sacrificare

Milano. “Tenere ferma la possibilità di avviare l’iter per il salvataggio di stato esplorando nel frattempo tutte le possibilità per una soluzione privata”. E’ questa la posizione dei commissari di Carige che puntano a lasciare l’intervento pubblico come extrema ratio dopo che il fondo americano BlackRock si è ritirato dalla partita giudicando il ritorno sull’investimento troppo basso rispetto al rischio. Posizione alla quale si sono allineati il ministro dell’Economia, Giovanni Tria, e il premier, Giuseppe Conte, dicendo che è ancora possibile “una soluzione di mercato”. Ma se un colosso mondiale ha trovato poco conveniente diventare socio dell’istituto ligure perché altri soggetti privati dovrebbero trovare attraente l’ipotesi? Anche gli investitori di Borsa si sono interrogati sulla possibilità che altre banche vengano interpellate contribuendo al calo che ieri ha penalizzato il settore (il Ftse banche ha perso il 2,7 per cento).

 

L’ad di Intesa Sanpaolo, Carlo Messina, ha già detto qualche settimana fa che non avrebbe messo altro denaro su Carige oltre quello già impiegato a novembre nell’acquisto del bond di 320 milioni di euro tramite lo Schema volontario del Fondo interbancario (Fitd) e ieri il numero uno di Unicredit, Jean Pierre Mustier, s’è detto disponibile a un intervento a patto che sia “su base proporzionale e che coinvolga tutte le banche”. In verità, un impegno del settore attraverso il Fondo sarebbe possibile ora che la Corte di giustizia europea ha ritenuto legittimo il suo intervento nel salvataggio della Tercas ristabilendo così le condizioni per un ruolo attivo dell’organismo nelle crisi bancarie. E’ stato proprio per superare l’eventuale obiezione sugli aiuti di stato da parte della Commissione europea che il Fitd ha creato lo strumento dello Schema volontario per andare in soccorso di Carige.

 

Per il momento, però, il Fitd è impegnato nella conversione del bond nell’ambito dell’aumento di capitale ed è improbabile che vada oltre. Il governo potrebbe puntare alla “ricapitalizzazione precauzionale” prevista dal decreto dell’8 gennaio, su modello Mps. D’altronde Matteo Salvini non l’ha mai nascosto: “L’obiettivo è salvarla sotto lo stato. Se ci saranno utili ci guadagnerà lo stato”, aveva detto dopo il decreto. Intanto, non sembrano esserci sul tavolo proposte concrete di altri privati, se si esclude la famiglia Malacalza che, però, al momento sta a guardare. Una parte del sindacato ha avanzato la proposta di fare entrare i dipendenti della banca nel capitale attraverso il fondo per l’occupazione, gestito da un organismo bilaterale formato dai sindacati e dall’Abi, che ha una dotazione di 170 milioni di euro. Riccardo Colombani, segretario di First, il sindacato bancario della Cisl dice al Foglio che non è stata una provocazione ma “una proposta concreta per cui ci sono già colloqui informali in corso e, tecnicamente, è realizzabile”.

 

Ma non pensa che la marcia indietro di BlackRock possa essere legata anche alle barricate del sindacato per tagli al personale? “Fare di Carige un polo finanziario per la gestione della ricchezza delle famiglie è riduttivo rispetto alla vocazione di banca commerciale legata al territorio ligure – obietta Colombani – E anche l'ingresso dello stato non risolverebbe il problema occupazionale perché l’Europa darà il via libera solo a fronte di tagli sui costi. Perciò siamo convinti che la soluzione privata debba venire dal basso, con i lavoratori nella veste di azionisti”. Ma l’offerta, se si concretizzasse, andrebbe presentata entro il il 17 maggio, termine stabilito dai commissari di Carige d’accordo con la banca centrale europea.

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