Foto LaPresse

Carige esposta alla propaganda

Redazione

Sulla banca ligure l’opzione migliore per la Bce è salvare la propria reputazione

Dopo il forfait di BlackRock per soccorrere Carige, il ministro dell’Economia, Giovanni Tria, ha detto che la ricerca di un altro investitore è la soluzione preferita ma “c’è poco tempo”. La scadenza per la presentazione delle offerte è tra una settimana, il 17 maggio. Si parla di tre fondi interessati con la motivazione – almeno questa è la versione della banca – che siccome il più grande fondo di risparmio gestito al mondo si è fatto da parte ora c’è spazio per qualcuno di dimensioni più modeste. 

  

In realtà BlackRock ha abbandonato l’affare dopo averci guardato dentro, perché secondo il comitato investimenti non era conveniente: c’erano impedimenti economico-finanziari (un fabbisogno di capitale più alto del previsto, stimato in 630 milioni di euro, e il ritorno alla redditività previsto nel 2020 dopo la ristrutturazione) e normativi (a un fondo americano non è concesso i avere più del 25 per cento del capitale di una banca). BlackRock era l’unico gruppo finora conosciuto interessato. La Banca centrale europea, che ha commissariato Carige dopo il fallimento di un aumento di capitale a fine anno scorso per la ritirata del socio principale, la famiglia Malacalza, potrà concedere una proroga. E’ un’eventualità che deve avallare l’organismo di Vigilanza, guidato dall’italiano Andrea Enria. Per la Bce, che aveva già prorogato la scadenza dal 5 aprile a metà maggio, è una scelta delicata. Se la concede rischia un costo reputazionale ed Enria, a sua volta, l’accusa di essere accondiscendente verso una banca del suo paese d’origine. Se, al contrario, non lo dovesse fare darebbe un’arma di propaganda, sotto elezioni europee, al governo gialloverde per accusare l’istituzione europea di accanirsi sulla povera Italia. La Bce farebbe migliore figura a considerare la prima opzione: i governi passano, la Banca centrale resta. A quel punto per Carige si aprirebbe la strada, non del salvataggio pubblico – che peserebbe sulla prossima legge di Bilancio già impegnata dalle clausole messe a salvaguardia del deficit eccessivo – ma della liquidazione sul modello delle banche venete con vendita a poco prezzo, magari al Fondo interbancario di tutela dei depositi composto dalle banche operanti sul territorio italiano.

Di più su questi argomenti: