Una manifestazione dei risparmiatori truffati dalle banche venete (foto LaPresse)

Perché la bad bank di stato va cauta con i debitori delle venete

Mariarosaria Marchesano

La politica del doppio binario del governo, che è pronto a rimborsare tutti, ma che sui non performing loan va coi guanti di velluto

Milano. Rimborsi a tutto campo ai risparmiatori “traditi” dalle banche e guanto di velluto nel recupero dei crediti deteriorati. E’ il doppio binario sul quale si muove il governo gialloverde, che sta facendo il diavolo a quattro per dare soldi anche a chi ha consapevolmente investito in bond subordinati di banche fallite e poi non sembra altrettanto solerte quando deve farsi restituire dai debitori delle stesse banche i prestiti non onorati.

  

La prova di questa politica strabica arriva dal bilancio 2018 della Sga, la società posseduta dal ministero dell’Economia che di recente ha avanzato un’offerta per 2 miliardi di non performing loan del gruppo Carige. Lo scorso anno la Sga, amministrata da Marina Natale e presieduta da Alessandro Rivera, ha preso in carico 17 miliardi di sofferenze di Veneto Banca e Popolare di Vicenza, ma alla fine dell’esercizio risultano recuperati solo 200 milioni. Eppure, la macchina dei recuperi era già rodata grazie ai venti anni di esperienza fatti dalla Sga con le partite – circa 9 miliardi – dell’ex Banco di Napoli. Volendo fare un confronto, nel primo anno successivo al crac dell’istituto partenopeo, furono recuperati crediti per 750 milioni di euro nonostante la Sga fosse solo una start up voluta dalla Banca d’Italia per consentire la privatizzazione del Banco (siamo nel 1997).

 

All’epoca il Mezzogiorno era provato da una crisi generata dalla fine dell’intervento straordinario, a cui la Lega Nord aveva dato la spallata decisiva, ma l’azione di recupero fu incalzante sin dagli esordi. Si dirà che non si possono mettere a confronto due situazioni così diverse, ma sul piano tecnico e di contesto economico le condizioni attuali dovrebbero favorire il recupero, non ritardarlo. Inoltre, sulla base degli accordi sottoscritti nel 2016 dal governo Gentiloni con la Commissione europea, è il Mef a garantire gli eventuali mancati recuperi rispetto all’obiettivo prefissato a di 5 miliardi di euro su 17. Così, un primo anno con 200 milioni sembrano davvero pochi per garantire il raggiungimento in tempi ragionevoli del traguardo da parte dello stesso ministero che controlla la società. Non è da escludere che l’uso del guanto di velluto rifletta il fatto che una delle due principali forze di governo, la Lega, abbia la sua base elettorale proprio in Veneto, dove la Sga è sbarcata tra polemiche e preoccupazioni per l’impatto sociale.

 

A ogni modo, nel 2018 la società ha macinato utili netti per 47 milioni di euro, quanto una società di media dimensioni in perfetta salute. A questo risultato hanno, però, dato un contributo rilevante le residue attività dell’ex Banco di Napoli (20 milioni di profitti su 47), mentre la restante parte è imputabile principalmente alle banche venete e, in misura minore, alle plusvalenze generate dall’investimento di 500 milioni fatto nell’ex fondo Atlante (oggi Italian recovery fund, con all’attivo, tra l’altro, 26 miliardi di crediti deteriorati di Mps). Dal rendiconto risulta che la Sga ha ricevuto commissioni pari a 27 milioni di euro come compenso per la gestione dei prestiti delle venete, una cifra rilevante se paragonata ai guadagni percepiti dagli operatori specializzati nel settore degli npl. Tali commissioni sono state pagate dalle strutture di liquidazione di Veneto Banca e Popolare Vicenza, che da due anni, lavorano per assicurare il riparto degli attivi tra i creditori delle due banche. Ma questo è un aspetto di cui si parla poco, poiché l’attenzione mediatica è tutta concentrata sui risparmiatori. Il bilancio 2018 della Sga è praticamente il primo documento da cui emergono le posizioni debitorie delle venete: 43 mila del gruppo Veneto banca, 65 mila quelle della Pop Vicenza e 500 sono i rapporti cosiddetti ‘baciati’, in cui i soggetti – per lo più imprese – risultano essere debitori e creditori allo stesso tempo.

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