Foto Pixabay

Populismi a parte, l'Europa fa business

Redazione

Il reddito si crea non con i sogni ma facendo funzionare meglio le imprese

Ad agosto la produzione industriale nella zona euro ha registrato una crescita inaspettata annua dello 0,9 per cento rispetto alla flessione dello 0,2 prevista dagli esperti. Anche l’Italia ha fatto la sua parte, con una produzione in aumento dell’1,7 per cento, il doppio delle previsioni. E’ “il ritorno dell’azienda Europa” conferma un’inchiesta del Financial Times. “A dispetto della retorica populista, dei timori per la Brexit e le guerre commerciali, le imprese funzionano. Ma c’è chi dubita che i politici facciano abbastanza per assicurare una crescita durevole”. L’indagine cita casi virtuosi – dall’indotto automobilistico spagnolo alla rapidità delle banche italiane nello smaltire i crediti deteriorati – e li conforta con le statistiche sugli investimenti diretti nell’Unione europea del resto del mondo: dal 2000 al 2017 sono quasi raddoppiati; egualmente la disoccupazione è in calo, più velocemente in Spagna e Germania, lentamente in Italia e Francia. Peccato che l’Italia grillina-leghista vada, da maggio, in controtendenza in termini sia di investimenti sia di capitalizzazione di Borsa. Ma in generale l’Europa che produce e lavora (gli odiati “mercati”) pare rispondere con una bella pernacchia alla propaganda sovranista che la dipinge sofferente e prigioniera di austerity e globalizzazione. Il quotidiano finanziario non nega appunto i ritardi dei politici a causa delle resistenze dei rispettivi elettorati. Ma “il populismo vuol vendervi il sogno che più lavoro e più potere d’acquisto siano disponibili gratis. Le aziende vi offrono la certezza che solo una buona economia può dare più soldi alla gente”.