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Non è solo acciaio il business indiano che brilla in città

Daniele Bonecchi

Aumentano investimenti e scambi con il gigante asiatico. Tecnologie, ma anche design e food

Non è solo acciaio quello che luccica, all’ombra dei colossi indiani. Perché se i sauditi, coi loro fondi, puntano ad occupare i grattacieli della Milano post Expo e cinesi, francesi e americani fanno shopping con le nostre migliori griffe, sul palcoscenico degli affari ambrosiani si sono affacciati, più di recente, anche le imprese indiane. L’India vanta cifre da capogiro: un miliardo e 300 mila abitanti, crescita del Pil attorno al 6,7% che nel 2018 dovrebbe toccare il 7,4%. Così le aziende indiane in Italia non puntano solo sull’acciaio. I grandi gruppi indiani non vengono per “pettinare le bambole”, per usare un adagio desueto, infatti Arcelor-Mittal ha vinto la gara (dopo aver superato le paturnie targate Cinque stelle) per l’Ilva di Taranto. E finalmente oggi può prendere possesso dell’acciaieria.

 

Arcelor-Mittal è il maggiore produttore di acciaio al mondo, ma anche le acciaierie di Piombino sono state cedute al gruppo indiano Jsw Sajjan Jindal. Il colosso Mahindra, da qualche anno, ha preso il controllo della Pininfarina. Mahindra controlla nel mondo dall’automobile all’agricoltura, dall’aerospaziale alla componentistica, dai servizi di consulenza alla difesa, dall’energia alla finanza, dalle attrezzature industriali alla logistica, dall’edilizia all’acciaio, alle due ruote: la multinazionale indiana (la sede è a Mumbai) è in più di 100 paesi, con un fatturato di 16,9 miliardi di dollari americani e oltre 200 mila dipendenti.

 

A Milano, la passione per il marketing ha spinto Roney Simon, managing director di Global Innovation (Associazione indo europea per la moda e il design), a creare una società di consulenza che fornisce servizi commerciali, valutazioni del know-how e sul trasferimento di servizi tecnologici alle imprese indiane. “La Lombardia rappresenta una delle zone più industrializzate d’Italia e contribuisce più di un terzo al pil nazionale. Soprattutto ci interessa il mondo dell’artigianato, dell’arredo, del live style e anche la catena alimentare è molto importante per l’India”, spiega Roney Simon. “E poi il settore tessile e la moda rappresentano col design (Milano è la capitale del design) un fatto di grande interesse per noi. Le piccole e medie aziende indiane cercano partner in Italia per iniziare un progetto comune che può essere importante per il mercato interno indiano. Perché l’India ha un grande mercato interno”.

 

E questa è una novità interessante perché può permettere alle imprese italiane – anche artigianali – di avere uno sviluppo nell’export con numeri decisamente sorprendenti. “L’India rappresenta un mercato importante, con una dimensione vasta e crescente. Per questo cerchiamo di creare momenti di incontro e di confronto diretto per le imprese in Camera di commercio attraverso Promos, l’azienda speciale per l’internazionalizzazione. Gli scambi sono in crescita e sono concentrati sul territorio milanese e lombardo. Abbiamo promosso incontri diretti tra imprese nei principali settori di interesse, dalla moda alla farmaceutica, dall’agricoltura al digitale”, spiega Carlo Edoardo Valli, vice presidente della Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi.

 

Gli scambi tra la Lombardia e l’India impazzano. La Lombardia pesa un terzo degli scambi nazionali e Milano vale quasi la metà della Lombardia, con 729 milioni di scambi, +12%, Bergamo con 252 milioni cresce del 39%, Mantova con 182 milioni raddoppia, Brescia con 149, Varese e Monza con oltre 100 milioni ciascuna (+19% e +28%). A Lodi scambi da 10 milioni (+8%). Tessili e metalli pesano sull’import regionale. I macchinari lombardi sono la voce principale delle esportazioni. Un centinaio d’incontri hanno animato l’Indian Business Day, ideato da Promos, azienda speciale della Camera di Commercio di Milano per l’internazionalizzazione, in collaborazione con FICCI – Federation of Indian Chambers of Commerce, per le imprese milanesi e lombarde. E’ di quasi due miliardi l’interscambio tra Lombardia e India nei primi sei mesi del 2018, 1 di import e circa 700 milioni di export.

 

Cresce rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, +19%. Su un totale nazionale di 4,8 miliardi. Emerge da un’elaborazione della Camera di commercio di Milano Monza Brianza Lodi sui dati Istat. “Con la manifestazione Indo-Italian MetalHub prosegue uno scambio economico tra due grandi tradizioni industriali, Italia e India – spiega Alberto Cavicchiolo di IndoItalian MilanHub – Si qualifica così anche la cooperazione nella metallurgia tra la ricerca intellettuale e i distretti industriali indiano e italiano. Non è un caso che i due più rilevanti impianti siderurgici italiani siano ormai opzionati o acquistati da grandi gruppi indiani. Ma è solo l’inizio nella cooperazione dove sopra tutto i metalli non ferrosi, saranno protagonisti – prosegue Cavicchiolo – Non a caso la prima presentazione internazionale del grandissimo Aluminium Park indiano di Angul, Orissa è stata organizzata a Milano, con la presenza del ministro dell’Industria Ananta Das e di prestigiose imprese italiane e indiane”.

 

Il settore dell’alluminio in India”. L’impiego di alluminio in India ha raggiunto 3,45 milioni di tonnellate nel 2016-2017, con una crescita del 6,1% all’anno negli ultimi 5 anni. La produzione di alluminio primario in India ha mostrato una marcata tendenza al rialzo in anni recenti: i tre maggiori produttori indiani di alluminio sono Hindalco, Vedanta e l’azienda di proprietà del governo, NALCO. La produzione complessiva ha raggiunto i 2,9 milioni di tonnellate nel 2016. La capacità produttiva di alluminio primario a oggi installata è di 4,1 milioni di tonnellate, con piani di espansione e altri sviluppi: NALCO ha annunciato l’espansione dello smelter di alluminio di Angul con una capacità aggiuntiva di 500 mila tonnellate all’anno e un nuovo progetto per uno smelter di alluminio con una capacità di 600 mila tonnellate all’anno a Odisha; Hindalco ha annunciato piani per ingrandire la raffineria di alluminio di Utkal da 1,5 a 2,25 milioni di tonnellate all’anno e conta di investire 10 miliardi di dollari nel downstream. L’India è ora un esportatore netto di alluminio primario; il paese ha esportato circa 1,23 milioni di tonnellate di metallo nel 2016-17”. Acciaio, alluminio ma molto made in Italy targato Milano per gli investimenti indiani.