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L'Ufficio parlamentare di bilancio non ha validato il Def

Redazione

Le previsioni macroeconomiche relative al 2019 sono troppo ottimistiche. La ciurma gialloverde va dritta contro un iceberg che nessuno sposterà

L’iceberg evitato dal ministro Savona esiste davvero, solo che il governo italiano ha aumentato la velocità di crociera della nave Italia. Al momento sembra che non ci sia nessuno al timone e che l’unica soluzione per evitare l’impatto sia quella di chiedere alla Bce di spostare l’iceberg.

 

La giornata di martedì ha mostrato diversi esempi di questa strategia di una ciurma che è divisa a metà, tra la lucida follia e la beota incoscienza. E’ cominciato tutto con il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, secondo cui le previsioni di crescita all’1 per cento del Fmi “dovrebbero essere riaggiornate nel rispetto della nostra nota di aggiornamento del Def”, secondo cui la crescita sarà dell’1,5 per cento. Ora è vero che le previsioni del Fmi si basano sul Def di aprile, ma in conferenza stampa il capo economista del Fondo Maurice Obstfeld è stato molto esplicito su cosa sta succedendo all’Italia: “Abbiamo visto crescere lo spread negli ultimi mesi. Questo ha certamente contribuito al nostro downgrade della crescita italiana e rende l’economia più suscettibile agli choc. Pensiamo che sia importante che il governo operi all’interno delle regole europee, che sono anche importanti per la stabilità dell’Eurozona”. Obstfeld fa capire chiaramente che se le stime andranno “riaggiornate”, come dice Conte, verranno riviste al ribasso. La differenza tra le stime è ancora più ampia se si guarda al pil nominale: secondo il governo crescerà del 3,1 per cento, secondo il Fmi del 2,4. Questo vuol dire che con una crescita nominale più bassa dello 0,7 per cento il debito aumenta anziché diminuire. “Ma non si considera l’effetto moltiplicatore della manovra del popolo!”, dicono i gialloverdi.

 

Ecco, proprio su questo punto ha risposto l’Ufficio parlamentare di bilancio che ha bocciato “le previsioni macroeconomiche relative al 2019” del Def perché troppo ottimistiche. E prima ancora la Banca d’Italia in audizione alle commissioni riunite Bilancio e Tesoro: “La stima del governo presuppone che i valori dei moltiplicatori delle misure espansive siano superiori a quanto generalmente stimato per l’Italia”, ha detto il vicedirettore generale Luigi Federico Signorini. E il reddito di cittadinanza? “L’aumento dei trasferimenti correnti – dice Bankitalia – tende ad avere effetti congiunturali modesti”. E la controriforma delle pensioni? “Le riforme pensionistiche introdotte negli ultimi venti anni hanno significativamente migliorato sia la sostenibilità, sia l’equità intergenerazionale del sistema”. Gli effetti positivi della manovra sono trascurabili e incerti, ma in cambio hanno prodotto costi sicuri e aumentato i rischi. “Il disavanzo strutturale resterebbe su un livello elevato per un paese ad alto debito e non lascerebbe molti margini di azione in caso di un rallentamento ciclico”, dice la Banca d’Italia. Inoltre l’aumento dello spread incide sul sistema creditizio e può minare la fiducia “dei risparmiatori e dei mercati”. Di fronte a scenari così gravi, prospettati non dai “burocrati di Bruxelles” ma dalla Banca d’Italia, la risposta del vicepremier Luigi Di Maio è stata: “Se Bankitalia vuole un governo che non tocca la Fornero, la prossima volta si presenti alle elezioni con questo programma. Indietro non si torna!”. Davanti c’è sempre l’iceberg.