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Ecco il Def. Il governo scopre le carte e dà i numeri

Maria Carla Sicilia

Il documento arriva alle Camere e svela il piano economico dell'esecutivo gialloverde. Per sostenere reddito di cittadinanza, flat tax e quota cento peggiora il deficit strutturale. Il confronto con Bruxelles 

Dopo una settimana dalla sua approvazione, la nota di aggiornamento del documento di economia e finanza fino a ora misteriosa nei contenuti è stata finalmente consegnata alle Camere, nella tarda serata di ieri. Il documento programmatico [qui il testo] prevede misure per 21,5 miliardi e riesce a contenere gli impegni sostenuti da Lega e M5s grazie allo spazio fiscale ricavato da un deficit che raggiungerà il 2,4 per cento nel primo anno, per poi ridursi gradualmente grazie a delle previsioni di crescita molto ottimistiche. Peggiorano le stime sul pil dell'anno in corso e anche il deficit strutturale, fattore di cui tiene conto Bruxelles per misurare lo stato di salute dei conti pubblici nazionali. Nei prossimi giorni il testo verrà discusso in Parlamento e si aprirà la fase di dialogo con l'Unione europea, a cui il documento dovrà essere inviato entro il 15 ottobre. 

    

Le misure previste

Si comincia nel 2019 con il reddito e le pensioni di cittadinanza, per cui l'esecutivo ha disposto 9 miliardi di euro. Nello stesso anno troverà applicazione la riforma della legge Fornero, con il pensionamento a quota cento per cui sono previsti 7 miliardi di euro. Entrambe le misure impegneranno risorse per 16 miliardi di euro.

  

Gli altri impegni economici del governo sono previsti in altri capitoli di spesa e sono così finanziati: 2 miliardi per la flat tax, 1 miliardi per i centri per l'impiego, 1 miliardo per le assunzioni straordinarie per le forze dell'ordine volute dal ministro dell'Interno Matteo Salvini e 1,5 miliardi per il fondo chiesto dal M5s per il risarcimento dei "truffati dalle banche". Confermato lo stop all'aumento dell'Iva solo per il 2019: negli anni successivi l'attivazione delle clausole di salvaguardia sarà parziale, salvo nuovi interventi. 

  

I numeri di deficit, debito e pil 

Il documento conferma la correzione del rapporto deficit/pil, rivisto al ribasso nei giorni scorsi, dopo l'incontro del ministro dell'Economia con i commissari Ue: dal 2,4 per cento del 2019 si passerà al 2,1 del 2020 per chiudere all'1,8 nel 2021. In questo modo il Mef si aspetta una progressiva riduzione del debito pubblico nel triennio che dovrebbe passare dal 131,2 per cento del 2017 al 126,7 per cento del 2021. Obiettivi raggiungibili grazie a una previsione molto ottimistica della crescita del paese, tenuto conto di un contesto globale in rallentamento, che stima il pil in rialzo di 0,6 punti percentuali nel 2019 (+1,5 per cento), di 0,5 nel 2020 (+1,6 per cento) e di 0,3 nel 2021 (+1,5 per cento). Si indietreggia però nel 2018: le iniziali previsioni di una crescita dell'1,5 per cento sono infatti state corrette all'1,2 per cento. Peggiora anche il deficit strutturale, la misura macro economica su cui l'Ue misura i miglioramenti dei conti pubblici dei paesi: 0,8 punti percentuali in meno nel 2019 che portano il valore a quota 1,7 per cento fino al 2021. Un fattore su cui Bruxelles dovrà chiudere un occhio per promuovere il documento: la richiesta europea era infatti orientata allo 0,6, per poi rimanere stabile nel 2020 e 2021. 

   

La lettera all'Europa 

"Ora si apre la fase di confronto con la Commissione europea, che potrà valutare le fondate ragioni della strategia di crescita del Governo delineata dalla manovra”. Le stime sulla crescita del paese e gli impegni di riduzione del deficit sono stati comunicati ieri sera dal ministro Giovanni Tria alla Commissione europea, in una lettera che si può leggere qui. "Come è avvenuto all’interno del governo – ha scritto il ministro – auspico che il dialogo con la Commissione europea rimanga aperto e costruttivo tenendo conto delle reali esigenze di cittadini e imprese e del ruolo che svolgono le istituzioni. In questo dialogo il governo si presenta compatto e fiducioso”. Ma il ministro sa bene che il confronto parte da una richiesta di fiducia dell'Italia a Bruxelles.

  

Se è vero che sono state apportate alcune correzioni, il deficit resta comunque assai poco prudente e la riduzione del debito pubblico – giustificata da una crescita tutta da verificare – non è una previsione solida. "In Europa ci sono delle regole che sono state sottoscritte, se qualcuno dice che sono state violate non ci si può offendere: bisogna spiegare quali sono le ragioni", ha detto ieri Tria ai giornalisti, prima di svelare i contenuti del Def. Ora toccherà a lui spiegare la manovra all'Unione europea.