Giuseppe Conte e Luigi Di Maio (foto LaPresse)

Di Maio contro il Sistema e la battaglia in Aula sul Mes

Giuseppe De Filippi

Idee e spunti per sapere quello che succede nel mondo selezionati per voi da Giuseppe De Filippi

Luigi Di Maio interpreta una poverissima para-ideologia così misera di contenuti da non consentire spazi negoziali con gli alleati politici. La sua visione del mondo e delle cose si limita a schemi ingenui e violenti. Il repertorio limitatissimo in cui pesca oggi lo ha portato verso un classico della sotto-cultura politica, l'attacco al Sistema (con la sua maiuscola). O meglio: la denuncia della repressione che starebbe subendo dal Sistema per averlo criticato. Ovviamente non dà alcuna aggettivazione né fornisce indicazioni precise sui modi in cui il presunto sistema esercita tale terribile potere o sulle persone che lo incarnano o sul luogo fisico in cui ha la sua centrale. E apre il suo piccolo delirio contro il sistema usando una parola spia di cui oggi ci occuperemo e di cui certamente parlerete a cena. Alla prima riga, già entrato nella modalità vittimistica/aggressiva, dice che “ci trattano come dei mostri”. Non è vero, ovviamente, ma c'è questa coincidenza senese e universitaria sull'uso della mostrificazione da parte del Sistema su cui dopo ci soffermeremo che potrebbe essere interessante.

 

Ma insomma non vale neanche la pena di dilungarsi su un già parlamentare, vicepresidente della Camera, vicepresidente del Consiglio, attualmente ministro degli Esteri e capo politico del maggiore gruppo parlamentare italiano che si definisce da sé come un outsider, perseguitato da un eterno potere occulto. Il punto è che tutta questa robaccia complottista lo mette fuori dalla dialettica politica. Non è in partita, perché rifiuta le regole, non riconosce l'arbitro e non accetta i risultati. I suoi parlamentari, molti dei quali esasperati da questa situazione di impotenza, dovrebbe capirne le ragioni profonde e ideologiche altrimenti la fronda servirebbe solo a sostituire Di Maio con un altro uguale (o peggio, come Di Battista, che ci mette in più una certa spavalderia dannunziana e riesce a essere ancora più impolitico). Guardate ai vostri guai, provate a capirne l'origine e provate a curarli. Spesso si dice che questo di Di Maio è un codice, a uso interno, per farsi capire dai militanti. Ma questa è una spiegazione insufficiente e perciò non è rassicurante. Anche altre ideologie usavano e usano codici per semplificare il loro messaggio e per comunicare tra i più stretti seguaci ma la loro maggiore ricchezza di contenuti permetteva e permette di lasciare al codice la sua funzione e di mantenere una maggiore capacità di comprensione della società e soprattutto una maggiore possibilità di interazione politica. In altre parole: un socialista o un democristiano potevano agire assieme in maggioranze composite perché i loro presupposti ideologici, pur se apparentemente rigidi, permettevano di raggiungere e soprattutto gestire i compromessi. Mentre la miseria del casaleggismo/grillismo non consente mediazioni né spazi di manovra

 

   

Ecco un altro caso, che sta facendo discutere da ieri sera, in cui si usa la presunta mostrificazione da parte del Sistema come strumento per giustificare la reazione e per distribuire colpe e responsabilità. Il giochino è un po' scappato di mano a questo professore, incappato in una imperdonabile apologia hitleriana. Ovviamente è solo una coincidenza, ma ci diverte seguire il filo della parola “mostro”.

 

  

Perché la coincidenza continua nel filone delle amicizie e dei contatti social del professore filo-hitleriano e contrario alle democrazie e ai paesi liberi. Chi ha interagito con lui era parimenti contrario all'integrazione delle grandi democrazie, al progetto europeo, all'apertura dei mercati.

 

  

 

Il rettore mette la sua pezza (tardiva).

 

 

L'inumano Natale (mortale) di chi mette Auschwitz nell'iconografia natalizia. L'assurdo e insopportabile accostamento non passa solo da Amazon (che intanto ha provveduto a bloccare le vendite di quegli oggetti).

 

  

Ma sicuramente a cena vorrete parlare di Giuseppe Conte e della sua dettagliata illustrazione del processo politico che ha portato l'Italia a chiedere e ottenere alcune modifiche alla riforma del meccanismo europeo di stabilità per poi, pur cambiando maggioranza di governo, essere pronti a votarla nella prossima occasione in sede europea. “Sono qui per rendere una tempestiva informativa...”, dice il presidente del consiglio ma poi esamina anche la campagna mediatica che ha investito il tecnicissimo tema. Nelle immagini anche la faccia di Di Maio.

  

  

Il prof dà i voti, sembrano ben calibrati.

 

  

Matteo Salvini invece, rifacendosi a modo suo a ciò che si diceva qui in alto, prova a intrufolarsi tra le crepe della maggioranza e ovviamente punta alla misera ideologia a 5 stelle.

 

  

Interessante la tesi di Tommaso Nannicini.

 

 

Le sardine intanto vanno fortissimo e qui ci sono i loro progressi.

 

  

E la Cgil provvede a cambiare il suo modo di comunicare.

 

  

Il nuovo Iri a cena funziona sempre, ecco un punto polemico migliore rispetto alla semplice contrapposizione tra sì e no.

 

 

Sopportatemi, dice Christine Lagarde ai politici, ed è una buona rappresentazione di cosa si intenda per indipendenza delle banche centrali.

 

  

E pensate che altrove vorrebbero addirittura fare la Brexit