Versare il latte, non buttare la politica
Le difficoltà dei produttori sardi e la necessità di rispondere senza demagogia
Le proteste dei pastori sardi, drammatizzate dal gesto del gettare il latte, niente di più innaturale per una cultura di pastorizia, e che si sono estese anche alla Toscana, testimoniano una difficoltà oggettiva a far convivere le leggi di mercato con la tutela di produzioni che mantengono i caratteri tipici di una società preindustriale. La produzione agricola nelle zone ad alto sviluppo, in Europa come in America, è in qualche modo sovvenzionata da decenni. Si cerca un equilibrio tra costi e ricavi puntando sulla tecnologia e sulla standardizzazione. Per la pastorizia, in particolare per quella tradizionale, però, l’apporto tecnologico nell’abbattimento dei costi di produzione è assai limitato, mentre le oscillazioni di mercato, soprattutto ora che i produttori di formaggio puntano ai ricchi mercati dell’America del nord, in questa fase richiedono molta produzione a prezzi bassi.
Questi prezzi però non sono comprimibili al di sotto di un certo livello, che è quello raggiunto ora dal latte ovino. Ci sono inoltre produttori europei dell’est che, con un costo della vita inferiore, possono esportare latte ovino a prezzi bassi, il che, in barba a tutti i regolamenti dell’origine controllata, inquina il mercato. Il problema è reale e complesso (e non riguarda, in assoluto, i soli ovini sardi, bensì tutto un comparto della nostra agricoltura). Il momento, la vigilia delle elezioni regionali sarde, è propizio di dare una grande visibilità alle proteste e a indurre le autorità politiche a intervenire. E’ bene che questo venga fatto in fretta, per evitare che si incancreniscano le contraddizioni. Ma le soluzioni non possono essere semplicistiche e demagogiche (Matteo Salvini ci si è buttato subito, immemore di alcuni disastri causati quando la Lega, anni fa, difendeva i produttori del nord nella disputa delle quote latte). Forse garantire meglio l’origine del latte nei formaggi pecorini può avvantaggiare sia i produttori sia i consumatori, e altre regole vanno valutate in sede europea. Ma è appunto qui che il problema posto dai pastori si fa politico: la mediazione tra regole e mercato, necessaria, chiede di stare ai tavoli internazionali, non rovesciarli. Di latte, se ne è già buttato troppo.
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