Matteo Salvini (foto LaPresse)

Ma Salvini lo sa quanto costa un litro di latte in Sardegna?

Valerio Valentini

Durante le proteste dei pastori promise di alzare il prezzo a 1 euro. Ora è a 74 cent e il Capitano non va in campagna elettorale

Roma. “Ministro, quanto costa un litro di latte?”. Fu questa la domanda con cui, nel novembre del 2016, Matteo Salvini, annichilì nello studio di “Porta a Porta” un impacciato Pier Carlo Padoan. “Ora chissà se lo sa lui, Salvini, qual è il prezzo di un litro di latte”, sorride, più amareggiato che divertito, Salvatore Palitta, il presidente del Consorzio per la tutela del pecorino romano. E magari glielo avrebbe chiesto pure di persona, al ministro dell’Interno: se non fosse che nella Cagliari dove Palitta vive e lavora, e dove domenica si voterà per eleggere il nuovo sindaco, Salvini non s’è fatto vedere. Né lo farà, stando a quanto prevede finora la sua agenda. Il che è a suo modo notevole, se è vero che mai il capo della Lega, in perenne trance agonista da urna, aveva rinunciato a fare una visita, un viaggio, una passerella elettorale per spingere le liste del suo partito fin nei più sperduti anfratti della provincia italiana. Quando si votò in Sicilia, a fine aprile, Salvini pianificò perfino una inaugurazione ad hoc della questura di Corleone, pur di potere giustificare la sua trasferta tra Gela, Caltanissetta e Monreale, e sostenere i suoi portacolori. Stavolta, invece, il ministro dell’Interno diserta la Sardegna, dove domenica si voterà in trenta comuni, e tra questi Cagliari, Sassari e Alghero, dove pure concorrono candidati appoggiati dalla Lega. Eppure Salvini sembra disinteressarsene, lasciando che a prendersi la gloria effimera dei riflettori, alla vigilia del voto, siano Danilo Toninelli e Luigi Di Maio.

 

Evidentemente è ancora troppo nitida l’eco delle sue promesse non mantenute. Di quando, a pochi giorni dal voto per le regionali che avrebbero poi portato Christian Solina, leghista del Partito sardo d’azione, alla presidenza della regione, il capo del Carroccio aveva voluto fronteggiare col suo piglio deciso di Capitano impavido le manifestazioni dei pastori che protestavano contro il prezzo del latte troppo basso. Era di sessanta centesimi al litro, all’epoca, e per Salvini era inaccettabile. Allora subito, il 14 febbraio scorso, convocò al Viminale un vertice con le varie associazioni di categoria, rinunciando perfino alla cerimonia in ricordo dei Patti Lateranensi. “L’obiettivo minimo è di arrivare a un euro al litro”, sentenziò, con la stessa noncurante spregiudicatezza che usa quando parla di flat tax, con la stessa insofferenza alla realtà dei numeri e dei fatti che lo porta a scrollare le spalle ogni volta che gli si chiede delle coperture per la prossima legge di Bilancio. “L’obiettivo minimo è un euro al litro” diceva, tetragono, Salvini. “E finché non lo ottengo non mi alzo dal tavolo”, garantì. Poi in verità il tavolo lo lasciò dopo qualche ora, appena comprese che la questione era più complessa di quanto pensasse.

 

E infatti da allora sono passati più di quattro mesi, e di questi la Lega in Sardegna ne ha spesi quasi tre solo per comporre la giunta regionale. “Ma il prezzo del latte – dice Palitta – è salito solo fino a 74 centesimi” per un accordo tra allevatori e industriali. Delusione? “Ma non più di tanto, la politica non può condizionare il mercato. Altrimenti basterebbe organizzare ogni volta una riunione col ministro per vedere crescere il prezzo del latte”. Se li ricorda bene anche Luciano Cadeddu, quei giorni di febbraio in cui anche Luigi Di Maio chiedeva ai suoi parlamentari sardi di elaborare soluzioni spendibili per la parte finale della campagna elettorale. “A Luigi glielo dissi subito che quella di Salvini era una sparata”, racconta Cadeddu, deputato grillino di Uras e pastore egli stesso. “Era chiaro che il percorso sarebbe stato molto più difficile”. E in effetti non si è arrivati a produrre nulla se non una manciata di emendamenti – di portata modesta – nel cosiddetto decreto emergenze, che ha stanziato nel complesso 29 milioni per il sostegno all’interno comparto ovino e caprino sardo. “Ma mancano ancora i decreti attuativi – precisa Palitta – che di certo non arriveranno prima dell’autunno prossimo, e non è detto che diano grandi risultati”.

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