Un'immagine dello sgombero del Camping River (Foto LaPresse)

“Vi spiego perché lo sgombero del Camping River è inutile”

Maurizio Stefanini

Parla Santino "Alexian” Spinelli, artista e professore di università di etnia rom: “Non esiste un piano per la ricollocazione. E ora nascerà un insediamento abusivo”

Musicista con il nome di arte di Alexian, compositore e poeta, Santino Spinelli è un italiano di etnia rom che ha due lauree e che è stato docente alle università di Trieste, di Chieti e di Teramo, oltre che al Politecnico di Torino. Da sempre attivo nella difesa della comunità romanì contro razzismo e discriminazione, allo stesso tempo ha però denunciato “Ziganidioti” e “Ziganopoli”. Gli uni, “coloro che mistificano la realtà romanì in malafede, con teorie strampalate, per ottenere vantaggi personali”. L’altra, “lo sfruttamento economico che gravita attorno al mondo romanò da parte di operatori, sedicenti esperti o ziganidioti, giornalisti, scrittori, documentaristi, ditte e associazioni che si occupano delle comunità romanès e che si sono arrogate il diritto di rappresentarle con il pretesto di aiutarle”.

 

 

Chi dunque meglio di lui per commentare il blitz al Camping River? A cominciare dal grado di disinformazione generale che accomuna chi attacca gli “zingari” a chi dice di volerli difendere? “Sì. La disinformazione, purtroppo, è dilagante ed è a 360 gradi su tutti i fronti: sia sul piano politico che culturale. Sui rom e sinti si fa solo propaganda non informazione. I rom non sono nomadi per cultura, ma si fa credere a tutti che essi necessitano dei campi nomadi per un fattore culturale. I campi nomadi sono una forma orrenda e incivile di segregazione razziale. Rappresentano un crimine sia 'morale' che 'culturale' contro l’umanità”.

 

L'immagine comunque è stata quella del “governo giallo-verde che sfida Bruxelles", anche se stavolta l'Ue non c'entrava (era stata la Corte europea dei diritti dell'uomo a bloccare lo sgombero ndr). Lo sgombero è anche arrivato a pochi giorni dalla manifestazione-incontro che le comunità rom e sinti avevano chiesto al presidente della Camera Roberto Fico per il 2 agosto a Montecitorio. Una data in cui si ricordano gli ultimi 2.897, donne, uomini e bambini rom e sinti dello Zigeunerlager di Auschwitz Birkenau uccisi nella notte 2 agosto 1944. E con loro l’altro mezzo milione di rom e sinti morti nei campi di sterminio d’Europa. Verrebbe da pensare che un’ala dei Cinque Stelle abbia fatto una mossa “anti-zingari” apposta per bloccare un'altra ala ritenuta troppo “pro-zingari” ed evitare di farsi scavalcare dalla Lega. “La campagna elettorale non è ancora finita. La popolazione romanì e gli immigrati sono gli strumenti usati per dimostrare che i nostri attuali governanti mantengono le promesse fatte. È più facile fare i forti con i deboli che risolvere i reali problemi economici del paese. Il governo finora non ha preso un solo provvedimento economico”.

 

La questione dei campi però esiste. Perché ritenete questo intervento inutile e cosa è che secondo voi bisognerebbe invece fare? “L’intervento presso il Camping River è inutile soprattutto per due motivi: il primo perché esiste un piano per lo sgombero, ma non esiste (e non è mai esistito) un reale piano per la ricollocazione degli esseri umani appartenenti all’etnia rom che vengono sgomberati; il secondo motivo è che in seguito ad uno sgombero si viene a creare un insediamento abusivo privo dei requisiti minimi per la vita delle persone. Si instaura un circolo vizioso di degrado e di esclusione senza via di uscita. I rom non sono nomadi per cultura e la mobilità delle comunità romanès è sempre stata coatta figlia della persecuzione e della discriminazione. I rom che oggi vivono in Italia nei campi nomadi provengono in maggior parte dalla Romania e dai territori dell’ex Jugoslavia dove vivevano nelle case, seppur in condizioni economiche precarie. Il nomadismo è stato il pretesto per sostenere la politica di Mafia Capitale e per lo sperpero di milioni e milioni di euro creando arricchimenti personali sulla pelle di donne, bambini e anziani inermi e senza alcuna tutela giuridica. I campi nomadi, veri e proprie pattumiere sociali, non solo non rispondono ad un’esigenza culturale ma creano problemi a diversi livelli acuendo, tra l’altro, i difficili rapporti con la società maggioritaria. I campi nomadi, proliferati a causa e a esclusivo vantaggio di Mafia Capitale, sono un crimine contro l’umanità. Con la minima parte dell’immenso flusso di denaro pubblico e comunitario sperperato attraverso progetti fasulli per i rom e i sinti negli ultimi 30 anni si sarebbe certamente potuto creare le premesse per una seria e vantaggiosa inclusione eliminando tantissimi problemi”.

 

Lei da sempre ha denunciato il razzismo anti-romanes. Ma ha anche denunciato anche un certo tipo di assistenzialismo buonista che ha contribuito a tenere i romanes in situazioni estreme. “Sono trenta anni che denuncio la situazione che ora voi definite Mafia Capitale, ma molti hanno preferito girare lo sguardo”.

 

E come si potrebbe risolvere il problema dell'identità romanes evitando quelle manifestazioni a essa associate che tanto contribuiscono allo stereotipo razzista? Mendicanti e borseggiatrici in metro, ad esempio. Sappiamo che si tratta di una minoranza infima, ma è quella che poi dà l’immagine. E più in generale: può esistere ancora il nomadismo nella società moderna? “Posso compendiare in 10 punti i miei suggerimenti in 10 punti per migliorare la situazione dei Rom in Italia. 1) La sicurezza e la legalità vanno garantite a tutti. Rom e sinti compresi. Solo all’estero si sono resi conto della gravità della situazione dei rom e sinti in Italia. 2) Ristabilire la legalità riguardo la palese violazione dei più elementari diritti umani nei confronti delle diverse comunità romanès in Italia, costrette a vivere in condizioni disumane e fortemente discriminate in netto contrasto con la Costituzione Italiana, con la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo e con le normative europee ed internazionali. 3) Smantellare i campi nomadi, che sono pattumiere sociali e luoghi di segregazione razziale. 4) Facilitare l’accesso alle case popolari con pari opportunità o sviluppare insediamenti urbanistici non ghettizzanti facilitando anche l’utilizzo dei servizi pubblici. Favorire il più possibile l’accesso alla scolarizzazione, al lavoro e all’assistenza sanitaria alle famiglie di rom e sinti più disagiate. 5) Promuovere l'integrazione anche attraverso i Fondi Europei con programmi specifici riguardanti la popolazione romanì per evitare la facile strumentalizzazione di far credere che l'integrazione dei rom e sinti in Italia passa attraverso le tasche degli italiani. 6) Arrestare il processo di demonizzazione e di criminalizzazione di un intero popolo. Sono i singoli che hanno un nome e cognome a sbagliare e che devono essere puniti e non l’etnia di appartenenza. 7) Promuovere la conoscenza della storia, della cultura, dell’arte e della lingua dei rom e sinti per combattere gli stereotipi negativi e favorire l’integrazione. Attualmente si dà il 99 per cento di spazio mediatico alla cronaca e l’1 per cento di spazio agli eventi culturali che pur si organizzano sull’intero territorio nazionale. È chiaro che questa disparità non può avere effetti positivi. 8) Prendere atto del palese fallimento dell’assistenzialismo delle associazioni di volontariato che si sono arrogate il diritto di rappresentare il popolo rom. Si sperperano annualmente centinaia di migliaia di euro per progetti di scarso o nessun valore per i rom e sinti. 9) Creare una consulta in Italia di intellettuali rom e sinti, da affiancare alle istituzioni, che abbiano una esperienza internazionale sulle problematiche concernenti la realtà delle comunità romanès che possa favorire la mediazione nella risoluzione dei problemi sociali e politici. 10) Favorire il più possibile il processo di inclusione a coloro i quali dimostrano una chiara volontà di partecipazione sociale evitando di porre sullo stesso piano chi merita e chi delinque. I modelli positivi devono essere esaltati per essere una valida attrattiva per combattere l’ esclusione sociale e l’emarginazione culturale”.

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