Immagini dello sgombero del Camping River

La politica che usa i rom come vittime mediaticamente utili

Massimo Bordin

Lo sgombero del campo nomadi romano Camping river, deciso dalla sindaca Virginia Raggi dopo un incontro col ministro Salvini si può definire, secondo il noto aforisma, peggio che un crimine, un’idiozia

Lo sgombero del campo nomadi romano Camping river, deciso dalla sindaca Virginia Raggi dopo un incontro col ministro Salvini si può definire, secondo il noto aforisma, peggio che un crimine, un’idiozia. L’ordinanza che motiva l’atto di forza parla di “ragioni igienico-sanitarie” ma l’esito non imprevedibile della operazione consegna alla città un centinaio di persone, fra cui molti bambini e qualche neonato, che si accamperanno dove meglio potranno con materassi, fagotti e valigie. Le condizioni igienico-sanitarie loro e della città non ne avranno giovamento e certo neanche l’ordine pubblico, motivazione addotta dal ministro dell’Interno. La Polizia locale, che dipende dal Comune, assicura che tutto si è svolto in perfetto ordine senza uso di armi da fuoco di cui peraltro gli agenti non dispongono, ha sottolineato, implicitamente rivendicandole, il loro comandante. Ma qui non si vuole parlare della soluzione dell’innegabile problema dei campi, che è comunque faccenda complicata per qualsiasi amministrazione. E’ interessante la tempistica dell’operazione che si è voluta consacrare all’illegalità ignorando la scadenza fissata dalla Corte europea, che è il vero bersaglio di una iniziativa che usa i rom come vittime mediaticamente utili. “Non sarà la Corte europea di Strasburgo a bloccare la soluzione di un problema” ha rivendicato il ministro dell’Interno. Del resto già nei giorni scorsi Salvini si era prodotto in una dichiarazione in cui auspicava la chiusura, niente meno, della Cedu. Perché questo vuole. Sgomberare il diritto dalla politica e renderlo nomade.

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