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Perché il voto di mid-term rischia di essere un successo del trumpismo

Paola Peduzzi

I sogni inaccessibili, la paura del ritorno e la carovana di migranti che Trump chiama “invasione”

I miei figli sanno cosa vuol dire aver fame, dice Karen, sono piccoli ma lo sanno, perché non sono riuscita a garantire loro almeno un pranzo ogni giorno, li ho visti piangere inconsolabili, ho pianto con loro. Ma non hanno mai patito il freddo, i miei figli, questo no, non li ho mai visti intirizziti che non sanno come scaldarsi, e non hanno mai dormito per terra, un materasso e un po’ di calore sono riuscita a garantirli, fino a ora. Karen piange mentre parla alla Cbs, è stanca, pensa di tornare a casa: è una delle cinquemila (forse settemila, sono stime, e sono strumentalizzate) persone che compongono la “carovana” che è partita dall’Honduras ed è diretta al confine tra Messico e Stati Uniti – la carovana contro cui il presidente americano, Donald Trump, scrive quasi ogni giorno su Twitter. Queste carovane non sono una novità: ce ne sono state altre in passato ma solitamente finivano per disperdersi lungo la strada, non sempre in modo naturale e pacifico, ma senza troppo clamore. Oggi non è così: la carovana s’ingrossa, e sabato, al confine tra Guatemala e Messico, s’è votato per alzata di mano: andiamo avanti o ci fermiamo? Andiamo avanti.

  

C’è chi, come Karen, non ce la fa più, il viaggio è lungo, la possibilità di arrivare a uno scontro frontale al confine tra Messico e Stati Uniti è alto, e la vita dentro la carovana non è facile. Molti ragazzi sono rimasti da soli, quando si trova un passaggio per non muoversi soltanto a piedi le famiglie si dividono, e a volte non si ritrovano più, perché sulle frontiere ci sono i controlli, e anche il Messico accusato da Trump di non fare nulla, e minacciato di ritrovarsi senza aiuti, sta cercando di mettere ordine, chiedendo i documenti, imponendo registrazioni e promettendo che se tutto è regolare la marcia può continuare. La carovana vuole chiedere asilo politico in America, “voler immigrare non è un reato”, dicono i camminatori, e procedono: hanno paura a registrarsi, temono di essere cacciati indietro, e ora sarebbe una beffa per loro: dopo tanta fatica, fateci arrivare al confine sognato. Entrare in America non è un diritto, dicono i commentatori moderati che da giorni raccontano agitati l’avanzata della carovana, e sottolineano: non si tratta di immigrati illegali, l’attraversamento illegale del confine è diminuito dell’80 per cento negli ultimi diciotto anni, non c’è l’emergenza di cui si ostina a parlare Trump. E’ una richiesta d’asilo, di massa, ma è una richiesta di asilo.

  

Come accade con quasi tutti i temi di dibattito pubblico però, le precisazioni non servono, si perdono, non vengono ascoltate: ci sono eserciti di fact checkers che hanno trovato lavoro stabile dal 2016 a oggi, ma non ottengono granché, se non alimentare l’indignazione di chi già ha tanti, tantissimi motivi per essere anti trumpiano. Al contrario, la strumentalizzazione della carovana funziona alla grande: Fox News non la chiama più nemmeno “carovana” questa fila di camminatori. Dice che è un’invasione, e che tra questi invasori ci sono anche alcune persone che vengono dal medio oriente e che si infilano tra i disperati camminatori per poter poi entrare in America e portare avanti i loro piani distruttori. Trump, che è un ascoltatore avido di Fox News, ha citato in un tweet questi “criminals and unknown Middle Easterns” che vanno fermati, ne va della sicurezza degli Stati Uniti. Gli agitatori saranno puniti, dice Trump, e tra questi mette tutti: i governi degli stati attraversati dalla carovana che non fanno nulla per fermarla e i democratici che sono i registi occulti dell’invasione. Non sanno cosa sono le leggi sull’immigrazione, dice Trump, sfruttano la disperazione della carovana per fini elettorali. Ci sono le elezioni tra quindici giorni, il mondo è capovolto e il presidente ha imparato molto bene a girare ogni cosa a proprio vantaggio: il voto di mid-term avrebbe dovuto essere la prima sconfitta del trumpismo e invece rischia di essere una clamorosa conferma. E la carovana servirà per nascondere quel che accade davvero sul confine, le gabbie, i trasferimenti notturni, i bambini senza genitori, la piena occupazione appena lì fuori, oltre le sbarre. Un sogno inaccessibile.

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  • Paola Peduzzi
  • Scrive di politica estera, in particolare di politica europea, inglese e americana. Tiene sul Foglio una rubrica, “Cosmopolitics”, che è un esperimento: raccontare la geopolitica come se fosse una storia d'amore - corteggiamenti e separazioni, confessioni e segreti, guerra e pace. Di recente la storia d'amore di cui si è occupata con cadenza settimanale è quella con l'Europa, con la newsletter e la rubrica “EuPorn – Il lato sexy dell'Europa”. Sposata, ha due figli, Anita e Ferrante. @paolapeduzzi