Brad Pitt

Come trasformare un produttore porco in un film

Maurizio Crippa

L’ultima frontiera del cinema: Brad Pitt ha acquistato i diritti del caso Weinstein e ne farà un film. C'era da aspettarselo

Abbiamo di recente appreso che l’arte del palpeggiamento da treno di donne non consenzienti in giapponese si chiama “chikan”. Ci informeremo da chi ne sa più di noi se nella magnifica e sintetica lingua del Sol Levante esita anche un ideogramma che significhi “prendere un produttore porco e trasformarlo in un prodotto cinematografico”. Ma non è facile, immaginiamo. Però va così. Ancora non ci siamo ripresi dal primo atto della discesa nel bunga bunga di Sorrentino – “tossico e porno”, secondo Maria Goretti Mussolini, o che ci riporta “all’epoca in cui non dovevamo temere il Berlusconi fuori di noi, ma il Berlusconi in noi”, secondo Freccero – e dall’America arriva la conferma inevitabile che the show must go on, e del maiale non si butta niente. Ne avevamo come un presentimento. Ecco che Brad Pitt, nei panni del Produttore Corretto, ha acquistato i diritti della storia delle reporter Pulitzer del New York Times, Jodi Kantor e Megan Twohey, quelle che hanno trasformato Harvey Weinstein nel porco universale, e ne farà un film. Il produttore che diventa prodotto è l’ultima frontiera del cinema, meriterebbe il 3D. Ma siccome Sorrentino ha già dato, e siccome tutto quel che c’è di commedia pornosoft ha il copyright in esclusiva del Cav., toccherà vedere come se se la caverà Brad Pitt quando dovrà affidare la sceneggiatura a un regista. Se avesse un briciolo di fantasia, ha solo un nome a disposizione: dovrebbe chiamare Woody Allen. Sarebbe un tocco di classe, come diceva Glenda Jackson.

Di più su questi argomenti:
  • Maurizio Crippa
  • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

    E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"