Gianfranco Vissani. Foto LaPresse

Vissani, dal grande chef al grande vaffa

Maurizio Crippa

Passi la metafora su Renzi, passi il suo voto alla Lega. Ma quando dice che Salvini e Di Maio “sono due Che Guevara” non lo perdoni proprio più 

Ora a me, quello che mi mettono nel piatto, sono il tipo che sia annoia anche solo a leggerli, i menù al ristorante. Però tutti dicono, e lo so persino io, che Gianfranco Vissani è un grande chef, nel senso di uno di quelli che non fanno finta. Bravo davvero. E per questo lo si può anche perdonare. E anche per aver detto che “Renzi è un lampredotto, la fine della trippa, il panino che si mangia nei vicoli di Firenze”. Perché la metafora, per così dire, è calzante. Però, se di Carlo Cracco, che si fa pagare più di una escort di Trump per tenere la bocca chiusa (l’8 marzo era ieri, lasciate stare) abbiamo detto bravo, è così che si fa, Gianfranco Vissani è esattamente Cracco, ma gli hanno svuotato la zucca, come fanno le nonne in cucina.

Ha detto che ha votato Salvini, e fin qui passi. “E ha detto che l’Italia è stanca, non c’è più lavoro, la gente che vive per strada è triplicata”, e qui passi un po’ meno, aprisse una mensa per i poveri. Quando dice che Salvini e Di Maio “sono due Che Guevara” non lo perdoni proprio più, come se ti avesse sgonfiato un soufflé in faccia, roba da licenziarlo. Ma quando poi ti torna in mente, e lo avevi rimosso, che è stato lo chef preferito di Massimo D’Alema, ti viene da dire: oste della malora, ma vaffa! 

Di più su questi argomenti:
  • Maurizio Crippa
  • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

    E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"