Il plenum straordinario del Csm riunito a Palazzo dei Marescialli (foto LaPresse)

Tutti in corsa per la vicepresidenza del Csm

Massimo Bordin

Ermini, Milella e Donati. Il toto-nomi del Fatto 

Novità sull’elezione del vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura. Le parole del presidente Mattarella, che ha ricevuto i nuovi consiglieri, possono essere variamente interpretate, come è giusto che sia, e il Fatto quotidiano online, diretto da Peter Gomez, interpretava ieri il passaggio del discorso del presidente della Repubblica in cui si sostiene che “i togati non possono e non devono assumere decisioni secondo logiche di pura appartenenza” come una sconfessione della ipotesi di elezione del consigliere laico del Pd col sostegno di alcune correnti togate. Ipotesi che proprio il Fatto quotidiano, seguito da Repubblica, aveva prospettato come realistica, pur criticandola. La possibile vicepresidenza Ermini dunque, che per la verità non è mai stata gran che sostenuta nemmeno negli ambienti del Pd, sembra tramontata e resta in campo come eventualità più probabile quella di una vice presidenza affidata a un laico del partito di maggioranza. Anche qui c’è una novità. Il Fatto, che sulle faccende dei pentastellati va letto con attenzione, aveva sostenuto che dei tre consiglieri proposti dal M5s uno, il costituzionalista Filippo Donati, era da considerarsi in fuorigioco, come antico sostenitore della riforma Renzi. Liana Milella su Repubblica aveva confermato la conventio ad excludendum interna ai grillini, motivandola però con l’eccessiva sintonia del professore Donati con il presidente Conte, suo collega all’Università di Firenze. Spiegazione più interessante e forse più vicina alla realtà. Ieri, ecco la seconda novità, il Fatto online scriveva che “i tre eletti dal M5s sono, per il momento, tutti in corsa”. Tutti e tre, nessuno escluso.

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