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Tav: mandiamo un bel vaffa ai vaffa

Roberto Maroni

Sulle opere infrastrutturali si sta giocando una partita delicata nel governo. Il grillismo vuole che il “governo del cambiamento” punti sulla “decrescita felice”. Occhio: la decrescita non è mai felice

Sulla Tav, e più in generale sulle opere infrastrutturali, si sta giocando una partita delicata nel governo. Anche qui si nota la differenza tra il “rito ambrosiano”, fatto di concretezza, visione e coraggio (ne ho parlato in questa rubrica tre settimane fa) e quello romano, fatto di vertici che non servono a prendere decisioni, ma a fare dirette Facebook. Non c’è un solo valido motivo per non farla, la Tav: è una linea ferroviaria, non una super-autostrada-che-porta-inquinamento, il traffico lo toglie. E’ utile al Piemonte, al nord e all’Italia, visto che inserisce il nostro Belpaese nel sistema dei “corridoi europei” ovest-est. Da ministro dell’Interno avevo contrastato le violenze (fisiche) dei No Tav, a cui ora si aggiungono quelle (verbali) di Beppe Grillo: sul suo blog elenca i 9 buoni motivi (buoni per lui) per dire no alla Tav. Segnalo l’ultimo dei “vaffa” che dovrebbero convincere Di Maio & Co. a dire no all’opera: “Il progresso non deve essere confuso con la crescita infinita”. Ecco il punto: il grillismo d’assalto vuole che il “governo del cambiamento” punti sulla “decrescita felice”. Occhio: la decrescita non è mai felice, anzi, è piena di inconsistenze teoriche e di limiti pratici ed è nemica della società aperta e del libero mercato. Ne ha scritto a profusione questo giornale, sin dal 2014. E allora forza Lega, forza Salvini, prima gli italiani (e se è ancora consentito prima il nord): mandiamo un bel vaffa ai vaffa che vogliono un futuro al lume di candela. Stay tuned.

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