Il capogruppo della Lega a Montecitorio, Riccardo Molinari. Foto LaPresse

Esproprio proletario sulle pensioni

Roberto Maroni

La proposta di legge presentata da Lega e M5s sulla riforma del sistema pensionistico rischia di essere un salasso per il nord produttivo. Evitiamo un bis del decreto dignità

Ho fatto un salto sulla sedia, l’altro ieri, quando ho letto questa dichiarazione: “Correggeremo la norma, no a espropri proletari”. Espropri proletari? Siamo tornati agli anni Settanta? E’ rinato il Partito comunista, quello vero, quello capace di fare opposizione? No, per fortuna o purtroppo. La dichiarazione era di Riccardo Molinari, giovane capogruppo della Lega a Montecitorio, e non c’entrava nulla con la dialettica che infiammò la lotta politica dei miei anni giovanili. Molinari si riferiva alla proposta di legge presentata pochi giorni prima da Lega e M5s sulla riforma del sistema pensionistico. Sistema pensionistico che vuol dire, per la Lega, abolire la legge Fornero: “Questa legge – sono le sacrosante parole di Matteo Salvini – ha rubato il sogno a milioni di sessantenni che avevano già in mente di fare i nonni, di girare e di spendere”. Ma la proposta di legge gialloverde va nella direzione opposta, con una forte penalizzazione dei lavoratori precoci, quelli delle fabbriche del nord.

  

Non è un esproprio proletario, ma è anche peggio: è un nuovo salasso al nord produttivo per finanziare il solito becero assistenzialismo di matrice clientelare. Ma perché allora questa legge assurda? La Lega è impazzita? No, la voce che gira in Transatlantico è che la proposta iniziale, molto diversa, sarebbe stata manomessa da una manina grillina. Coraggio allora, cara Lega, evitiamo lo scempio di un bis del decreto dignità. “Il nord è vivo e lotta insieme a noi” (mi è venuto spontaneo…). Stay tuned.

Di più su questi argomenti: