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Fiera, Lidl e il nuovo "rito ambrosiano" del commissariamento

Fabio Massa

La domanda che si fanno manager e legali è semplice: siamo di fronte a un nuovo modus operandi della procura e del Tribunale di Milano?

A luglio 2016 un’indagine della Direzione distrettuale antimafia milanese porta all’arresto di Giuseppe Nastasi e Liborio Pace, titolare di fatto e braccio operativo del consorzio Dominus. Ilda Boccassini chiede il commissariamento di Nolostand, la società partecipata di Fiera Milano che gestisce gli allestimenti. Il consorzio Dominus è in odore di mafia. Passano alcuni mesi e a dicembre 2016 la Dda chiede al Tribunale di commissariare l’intera Fiera Milano spa, quotata in Borsa il cui azionista di riferimento è Fondazione Fiera Milano, che a sua volta ha come azionista di riferimento Regione Lombardia. Il Tribunale respinge la richiesta, ma di fatto mantiene commissariata tutta la “sezione” che operava con Nolostand. Il commissariamento di Fiera non è solo qualcosa che impatta sulla stretta operatività. E’ qualcosa che influisce sugli umori del sistema economico milanese poiché, notano in molti, è la prima volta che il Tribunale e la Procura intervengono così fortemente da un punto di vista “gestionale”, o, ancor meglio, “manageriale”. In tutta la complessa partita del rinnovo dei vertici di Fiera, ad esempio, procura e Tribunale giocano ruoli di primo piano. Anche questa è una novità sulla piazza milanese. Il caso resta isolato fino all’inchiesta, della scorsa settimana, sulle cosche che avrebbero infiltrato un po’ di tutto, grazie a consorzi e cooperative. I filoni che derivano dalle indagini di Boccassini sulla famiglia Laudati arrivano in posti molto diversi tra loro. Persino in Comune. Un altro arriva in Brianza e in particolare a Monza. Un altro ancora travolge la catena di grande distribuzione Lidl. Per il gip “alcuni dirigenti sono asserviti per gli appalti” alle cosche. Quattro su dieci direzioni generali della multinazionale tedesca vengono commissariate. Commissariate: ovvero, verranno gestite dal Tribunale di Milano.

    

Sulla piazza milanese la notizia arriva come una bomba. Si è abituati alle inchieste per mafia. Ma un nuovo commissariamento, dopo quello, lunghissimo, di Fiera Milano, suona come un campanello. La domanda che si fanno manager e legali è semplice: siamo di fronte a un nuovo modus operandi della procura e del Tribunale di Milano? Vista con gli occhi di chi fa impresa, la prospettiva di non essere indagati (Lidl non lo è) ma di avere l’azienda di fatto fuori dal proprio perimetro di controllo, è un incubo. “Da un punto di vista strettamente giuridico è una misura molto definita e precisa – spiega al Foglio l’avvocato Giacomo Lunghini, docente di Diritto penale dell’Economia a Brescia – Si applica nell’ambito di inchieste sulla criminalità organizzata, ha tempi tassativi, dai 6 fino ai 12 mesi. La procura chiede alla sezione Misure di prevenzione del Tribunale, che decide in merito”. Il senso della norma è chiaro. “Venne scritta per sottrarre le società al cancro della mafia. Se alla fine del commissariamento emergono ancora problemi strutturali, si può passare alla confisca”, spiega ancora Lunghini.

     

Guardare indietro è istruttivo. Nel luglio 2014 il Tribunale di Palermo mette sotto commissariamento per mafia Italgas-Snam. E’ il caso più noto. La società resta sotto “tutela” per un anno, e poi per successivi tre come “osservata” speciale. Nel novembre 2011, il Tribunale di Milano commissaria una filiale Bnl in affari con i clan. Il motivo? La banca si era fidata sulla parola di una società di intermediazione senza effettuare nessun controllo. Nella primavera 2011 si svolge l’operazione Redux Caposaldo: 35 arresti e commissariata la Royal Srl, che gestisce le slot machines per conto di Lottomatica in ottocento locali. Il gip Giuseppe Gennari indaga sul clan Flachi. La Royal ci finisce in mezzo perché installa le slot machines in cinque locali riconducibili alla famiglia mafiosa. “Fondamentalmente non si tratta di un provvedimento di carattere sanzionatorio – spiega l’avvocato Lunghini – ma di carattere preventivo, per aziende che risultano non colpevoli ma comunque non estranee ai reati”. Ma nel passato, a parte Italgas, commissariamenti della “pervasività” di Fiera e di Lidl si contano sulle dita di una mano. La domanda è se sia un caso che nello stesso periodo se ne contino due, e di questa portata. Oppure se è l’emersione di un nuovo paradigma, ben riassunto da Ilda Boccassini in una sua frase ormai celebre: “L’imprenditoria milanese non è sana”. Quindi, lo spostamento – che sarebbe storico – del fuoco del mirino dalla politica corrotta all’imprenditoria corrotta. A volte anche a sua insaputa (come nel caso di Lidl). Con provvedimenti invasivi e prima di qualunque tipo di sentenza. La business community milanese riflette preoccupata. Postilla a mezzo tra ironia e aporia: perché, visto che nel “caso Lidl” è finita in mezzo anche la security del Tribunale, non hanno commissariato pure quello?