Javier Milei (foto ansa)

bandiera bianca

Javier Milei insulta il Papa e i cattolici argentini apprezzano

Antonio Gurrado

Il candidato presidente dell'Argentina è solo l'ultimo esponente di una lunga lista di credenti che pensano di rappresentare il cattolicesimo meglio del Pontefice stesso. La strategia degli eretici sembra ancora funzionare

È singolare che Javier Milei, candidato alle presidenziali argentine che sta destando qualche preoccupazione anche nel vecchio mondo, riscuota ampio consenso fra i cattolici perché insulta continuamente il Papa. Significa che in Argentina c’è una discreta fetta di fedeli che ritiene che il miglior modo di difendere il cattolicesimo sia attaccare il capo del cattolicesimo; balzana strategia in cui Milei eccelle in maniera rutilante e barocca, dando al Papa del comunista e del rappresentante del male sulla terra, dell’incarnazione di Satana oppure, nei momenti di pigrizia, semplicemente dello stronzo. I suoi fan ignorano tuttavia come Milei sia in realtà solo il recentissimo esponente di una dinastia di intemperanti, che da secoli e secoli si sbizzarriscono nel dare al malcapitato Papa di turno del porco e del cane, dell’impostore e del sacrilego, autocertificandosi come unici detentori di una fede che il Papa e la Chiesa fraintendono o tradiscono. Milei non lo sa, o forse preferisce non ricordarlo ai suoi seguaci, ma da parecchio tempo questi cattolici più cattolici del Papa vengono denominati con un termine tecnico. Si chiamano eretici.

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