Un rendering del Bulgari residence a Mosca

Terrazzo

Grand Hotel Roma

Michele Masneri

Di gran lusso o per studenti, in centro o periferia, lo sviluppo della capitale passerà anche per l’ospitalità. Gli scenari

Al di là di chi sarà il nuovo sindaco, e la cosa sembra non importare molto, a Roma arriverà una specie di rinascimento del real estate nei prossimi anni. In vista del Giubileo, e, si spera, dell’Expo, la capitale potrebbe uscire dal genere “cosa succede quando le rovine antiche durano troppo a lungo” e adeguarsi a sue omologhe meno terzomondiali. Sarà che tutti prevedono la pioggia di denari da Pnrr che qui rimarranno impigliati, sarà che più in basso di così non si poteva andare, sarà che a Milano tutto ciò che si poteva costruire è stato costruito, in tanti ci credono: ma il nuovo “posto” italiano sarà Roma. Un report di Scenari Immobiliari rilasciato qualche settimana fa prevede un incremento potenziale del 15,4 per cento in cinque anni, secondo solo a Parigi, con più 19,3 per cento.  “A Roma, infatti, sono sufficienti vent’anni per ripagare un investimento immobiliare standard con il reddito da locazione, a fronte di Berlino, Parigi, Madrid o Londra, dove si possono superare anche i trent’anni”. 

Uno dei settori in cui è già visibile il movimento è quello alberghiero: Roma ha visto 46,5 milioni di presenze nel 2019, con 1.036 hotel e 51.000 camere, ma la città delle pensioncine familiari e dei convitti economici in cui bisogna rientrare presto la sera potrebbe presto essere solo un ricordo. In centro fervono infatti i lavori per il colossale Bulgari Hotel, che nella piazza Augusto Imperatore candida di marmi razionalisti e un po’ fasci riporterà glamour internazionale. Design di Antonio Citterio, con ristorante di Niko Romito, dovrebbe aprire l’anno prossimo là dove da quasi un secolo sorge un compound delle partecipazioni statali. I palazzi Inps sinistri e monumentali sono lì infatti dal 1938, anno fatale del bimillenario della nascita imperiale (e della visita di Hitler), eventi che la piazza celebrò con palazzoni di monumentale enormità, e mosaico di 70 metri quadri di Ferruccio Ferrazzi (e una fontana ancora in funzione con enorme angelo e iscrizione cubitale che celebra il DVX; altro che cancel culture).

Dopo il fascismo, piazza Augusto Imperatore ha vissuto tante altre vite e tante decadenze: colonizzata dalla politica con l’ufficio della corrente andreottiana della Dc, e Salvo Lima; e poi a un certo punto arriva pure Craxi, che deve traslocare da via del Corso per la ristrutturazione della sede (la “Antica segreteria del corso” di Avanzi). Socialisti e no andavano a mangiare all’Augustea, uno dei classici del genere, o da Alfredo, quello delle vere fettuccine. Ma poi ecco l’evoluzione culinaria, la piazza diventa uno degli epicentri della swinging Roma degli anni Novanta:  con “Gusto”,  ristorante e negozio di casalinghi e libreria, “concept” che sta a Roma come 10 Corso Como  a Milano. 

Altrove,  in un quartiere massicciamente sgarrupato, dove non te lo aspetteresti mai, San Lorenzo, apre l’epitome della sciccheria contemporanea, la Soho House. Tra quotidiane risse e sbottigliamenti e ubriachezze fuorisede, ecco il club per abbienti internazionali, con piscina sul tetto, che inaugurato mobilitando già tutti i mondani romani ansiosi della tessera scontata. Entro il 2023 a San Lorenzo inaugurerà invece The Student Hotel, format di ostello di fascia alta già  a Bologna e a Firenze. Al posto della vecchia Dogana, con  investimento di circa 90 milioni di euro, una struttura  di 21.000 mq, comprensiva di 444 stanze per studenti, ospiti hotel e giovani professionisti, nonché spazi per il coworking e gli smart working post covidici. 

Fermo invece ai Parioli il progetto di grand hotel (sempre fatto da Citterio) nella ex zecca dello stato di piazza Verdi (in cui fu girato anche “Zoolander 2”). Ne verranno fatti degli uffici; ma gli abitanti non devono deprimersi, non è un segno di retrocessione. In zona infatti sta cercando casa, come è stato rivelato dal Corriere, addirittura il presidente Mattarella, che sta personalmente visionando appartamenti in affitto per il suo post-settennato (o forse fa solo finta, non potendone  più comunque di indiscrezioni sul suo rimanere o meno in carica). 

  • Michele Masneri
  • Michele Masneri (1974) è nato a Brescia e vive prevalentemente a Roma. Scrive di cultura, design e altro sul Foglio. I suoi ultimi libri sono “Steve Jobs non abita più qui”, una raccolta di reportage dalla Silicon Valley e dalla California nell’èra Trump (Adelphi, 2020) e il saggio-biografia “Stile Alberto”, attorno alla figura di Alberto Arbasino, per Quodlibet (2021).