Terrazzo

Ti sogno California, con più case e prezzi bassi (forse)

Michele Masneri

La prima legge che ha firmato il governatore Newsom riguarda il mercato immobiliare, e sbloccare la costruzione di "dupleX"

La California riparte dalle bifamiliari. Dopo il recall – sorta di referendum di sfiducia, che però gli elettori hanno bocciato, riconfermandolo – la prima legge che il governatore Gavin Newsom ha varato riguarda la casa.

 

Newsom (belloccione, già sindaco di San Francisco, famiglia di capitalisti riflessivi amministratori delle fortune di casa Getty, secondo molti possibile candidato un giorno per la Casa Bianca), ha un sacco di lavoro da fare ma uno dei primi provvedimenti che ha preso negli ultimi giorni è stato firmare il bill 9 che riguarda l’housing, e nello specifico sbloccare la costruzione di "duplex". A molti il fatto non dirà nulla ma per la California è una rivoluzione: il duplex, magari con enorme garage multiplo, simbolo dell’America suburbana, è visto come la criptonite in questo pezzo d’America che fa storia a sé.

 

Il Golden State, cuore a sinistra e portafogli nella particella catastale, è infatti quello con le più stringenti regole urbanistiche e la carenza di case in California è leggendaria. Si va dai prezzi micidiali di acquisto e affitto all’emergenza homeless: la casa è, sempre e comunque, un sogno per chi ce l’ha e un incubo per chi ne ha bisogno. I californiani sono molto gelosi della celebre “light density” delle loro città, che al turista le rende così “europee”. 

 

Basti pensare che San Francisco è tre volte più grande di Milano (700  chilometri quadrati contro 180) ma ha la metà dei suoi abitanti (800 mila contro 1 milione e mezzo). I prezzi premiano tale unicità: che siano di nuova fabbricazione o di mitologica antichità come le Painted Ladies di Alamo Square, le famose villette colorate col tetto a punta, le case raggiungono valori mostruosi (pur essendo sempre e comunque costruite in legno). I prezzi hanno ricominciato a salire anche dopo la piccola crisi seguita al Covid: a San Francisco in settembre sono cresciuti dell’11 per cento rispetto al 2020, con un prezzo mediano delle abitazioni di 1,2 milioni di dollari. Nel frattempo ci sono almeno centomila senzatetto che si aggirano per le città.

 

Nel  2018 Newsom aveva promesso un “piano Marshall per la casa”, e tre milioni e mezzo di nuove abitazioni entro il 2025, ma poi ha fatto marcia indietro; adesso vedremo che succederà. Il problema della casa in California è un po’ come quello del traffico a Roma, nessuno è mai riuscito a risolverlo; i californiani avevano poche speranze anche negli altri sfidanti al referendum, evidentemente. Ma il “recall” è una specie di sport nazionale qui: è stato tentato con quasi tutti i governatori ma è riuscito una sola volta, nel 2003, col democratico Gray Davis dimissionato dallo sfidante repubblicano Arnold Schwarzenegger. La procedura è complicatissima: dei due milioni di firme raccolte, almeno 1,5 devono essere valide per procedere, e  poi sono necessari 60-80 giorni per i controlli, e a quel punto gli elettori si sono trovati due quesiti: volete voi cacciare quest’uomo? E poi, se sì, chi degli sfidanti vorreste?

 

Nel 2003 servirono schede-lenzuolo perché i candidati erano 135.  Questa volta solo 46. Vince chi ha la maggioranza semplice. In lizza questa volta c’erano anche Larry Elder, una specie di Michetti californiano, tribuno radiofonico trumpiano che non si presentava ai dibattiti, e Caitlyn Jenner, 71 anni, già (attenzione, deadname) Bruce, capofamiglia della disfunzionale famiglia Kardashian, che doveva essere portabandiera delle istanze transgender ma che è uscita distrutta dal referendum con solo l’1 per cento dei voti nonostante l'immane celebrità. Non ha aiutato la già celebre battuta sdegnata proferita in campagna elettorale, secondo cui tutti se ne stanno andando dalla California perché piena di senzatetto, “me l’ha detto il mio vicino di hangar”, dove per hangar si intende il garage per gli aerei (privati).

  • Michele Masneri
  • Michele Masneri (1974) è nato a Brescia e vive prevalentemente a Roma. Scrive di cultura, design e altro sul Foglio. I suoi ultimi libri sono “Steve Jobs non abita più qui”, una raccolta di reportage dalla Silicon Valley e dalla California nell’èra Trump (Adelphi, 2020) e il saggio-biografia “Stile Alberto”, attorno alla figura di Alberto Arbasino, per Quodlibet (2021).