Terrazzo

Tante infinite Giuliette

Michele Masneri

Il nuovo museo Fellini a Rimini, evitando i cliché. Parla Carpenzano

Costruire un museo dedicato al massimo regista dell’immaginario italiano, in una delle città più (scusate la parola) iconiche d’Italia. Un museo Fellini anzi “Fellini Museum” che non sia un parco a tema, aggirando i cliché e il presepe.

 

E’ questa la sfida raccolta dal team di architetti che ha realizzato, a Rimini, il museo da poco inaugurato. A coordinare un gruppo composito è Orazio Carpenzano, neo preside della facoltà di Architettura della Sapienza di Roma. Il progetto si compone di tre spazi: il maniero quattrocentesco di Castel Sismondo, la piazza Malatesta e il cinema Fulgor.

 

Tre percorsi che mostrano disegni di scena originali, gli abiti di Danilo Donati, i taccuini di Nino Rota, e poi Tonino Guerra, e Mastroianni, e Ekberg, insomma tutti gli annessi e connessi del culto felliniano.  “Il Fulgor è il progetto più forte”, dice Carpenzano al Foglio. “Abbiamo demolito un solaio per creare uno spazio a doppia altezza dove abbiamo inserito questi tre oggetti magici che sono la Casa del mago, il Cinemino e la Stanza delle parole, tre elementi, uno argento, uno oro e uno bronzo, che si possono ammirare da sei altane che si affacciano come palchi di un grande teatro. Un’architettura dentro l’architettura”.

 

Il progetto multimediale è di Studio Azzurro “con cui collaboriamo da anni, il loro capolavoro è la sala dedicata a Giulietta Masina, con una serie di ‘Giuliette’ che parlano insieme in sincrono a realizzare un effetto straniante. E insieme la stessa attrice che interpreta decine di personaggi diversi”. “Però si ricordi di citare tutti i collaboratori soprattutto giovani”, dice Carpenzano; eccoli: Tommaso Pallaria, Alessandra Di Giacomo, Studio Dismisura.  

  • Michele Masneri
  • Michele Masneri (1974) è nato a Brescia e vive prevalentemente a Roma. Scrive di cultura, design e altro sul Foglio. I suoi ultimi libri sono “Steve Jobs non abita più qui”, una raccolta di reportage dalla Silicon Valley e dalla California nell’èra Trump (Adelphi, 2020) e il saggio-biografia “Stile Alberto”, attorno alla figura di Alberto Arbasino, per Quodlibet (2021).