Mario Sorrenti, "Kate", Phaidon editore

Kate Moss, Mario Sorrenti e l'Ossessione 1993

Michele Masneri

Un libro fotografico del fotografo italiano raccoglie cinquanta scatti inediti della modella e della loro storia d’amore che fece la fortuna di un profumo

Nel 1993, mentre all’hotel Raphaël Bettino Craxi riceveva le monetine, Carlo Azeglio Ciampi giurava da presidente del Consiglio al Quirinale, e al palazzo dei Congressi dell’Eur si scioglieva la Democrazia Cristiana, qualcuno da altre parti si divertiva.

 

Una foto di un’adolescente su un divano non ancora Ikea ci tirava su. “Obsession”, il profumo di Calvin Klein, diventava già un classico grazie a quell’immagine in bianco e nero della esangue modella inglese, opera dell’italiano sconosciuto Mario Sorrenti. Stava cambiando tutto, lontano dall’Eur. Nasceva il mondo delle supermodel, quella razza nata dalla fantasia di un gruppo di stilisti che avevano deciso di tirare fuori dall’anonimato le modelle da batteria. E poi c’era lei: Moss era uno strano esemplare in mezzo alle varie bonone globali. Aveva diciannove anni e fu tutto merito di Calvin Klein. “Era l’epoca delle super model, tutte molto formose, con dei corpaccioni, ma io volevo una donna più androgina, senza quei seni giganti, e lei era perfetta, era il contrario” ci disse lo stilista qualche tempo fa per Vogue. “Non mi piaceva usare facce troppo utilizzate dagli altri. Lei si presentò la prima volta con degli scatti fatti da un suo sconosciuto fidanzato italiano, tale Mario Sorrenti. Erano scatti pazzeschi. Lui la fotografava in continuazione”. Klein usò poi le foto private scattate da Sorrenti durante una vacanza che sponsorizzò con piacere, con uno degli investimenti più azzeccati della storia del turismo (e della moda). Spedì infatti in villeggiatura i giovani fidanzati, e Sorrenti non era nemmeno un fotografo professionista. Una settimana alle isole Vergini, tutto pagato, senza truccatori o assistenti, solo loro due. Tornarono a New York con delle foto che raccontavano una vera ossessione d’amore.

 

Quegli scatti, con Kate Moss sdraiata su un divano nero sgarrupato, o a seno nudo su un fondale di nuvole, o dietro un’inferriata col fratello di Sorrenti, sono diventate autobiografia olfattiva (e in taluni casi onanistica) degli anni Novanta. Oggi che quel mondo appare assai lontano, in cui le supermodel hanno sposato presidenti della Repubblica poi in disarmo, oppure si sono ritirate e promuovono figlie arrembanti, arriva “Kate”, librone fotografico edito da Phaidon, in cui Sorrenti presenta cinquanta ritratti inediti di Kate Moss in quei giorni perduti.

 

I due si erano conosciuti a Londra a un provino (anche lui faceva a quel tempo il modello), si rincontrarono dopo qualche settimana “e passiamo la notte insieme a camminare per Londra fino a che ci addormentiamo nel prato di Hyde Park”, ha detto lui in una intervista. Anni di bohème tra la capitale inglese e New York, in cui lui la fotografa senza tregua, e “vivevamo sui divani degli altri, per poter stare un po’ insieme”, e scappare dalla mamma di lei.

 

Sorrenti da Napoli era andato a vivere a New York negli anni Ottanta, aveva provato con la scultura e la pittura, poi trovando la sua strada nella fotografia e in Kate Moss. Oggi, in piena ossessione da “si stava meglio quando si stava peggio”, mentre si rimpiangono i Bush e i Queen e anche De Mita, e “Kate” è soprattutto una duchessa molto organizzata, il librone (89 euro) pare un perfetto regalo natalizio per piangersi un po’ addosso, e lasciarsi prendere da una confortevole nostalgia.

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