Improvvisamente. Fotografia di Paola De Petra, in mostra ad Ancona

Fotografare il terremoto

Michele Masneri

Le Marche dopo il sisma nella mostra "Terre in movimento" ad Ancona  

Il terremoto e la sua ricostruzione sono spariti dall'agenda politica, ma i problemi restano eccome. Camerino, antica città ducale, è la più grande zona rossa del paese, le macerie e una chiesa pericolante bloccano il passaggio dei mezzi di lavoro, i militari presidiano le macerie e delle ruspe salviniane neanche l'ombra. Le casette che hanno infestato i paesaggi circostanti si riempono di muffe, i centri storici sono vuoti e i anche i beni culturali tolti dalle chiese e dai palazzi in pericolo sono stati sballottati da un deposito all'altro. Per questo il nuovo soprintendente delle Marche, Carlo Birrozzi, insieme con Pippo Ciorra, senior curator del MAXXI, hanno voluto incaricare tre fotografi sia per documentare, o meglio visualizzare, la situazione, sia per dialogare “con un linguaggio "più contemporaneo”," come si dice a Milano, sia per guardare avanti.

     

Tre fotografi hanno girato dunque la regione per mesi a Visso, Camerino, Arquata e Pescara del Tronto, Pieve Torina, Pievebovigliana, Muccia, Ussita: Olivo Barbieri si è misurato con il cambio di scala – dall’alto – dall’elicottero alla dimensione frontale; Paola De Pietri ha scelto il bianco e nero come cifra linguistica per i ritratti delle persone – bianchissime su fondo scuro – e le nuove edificazioni che comprendono non solo le case ma gli sbancamenti, le piastre e le opere infrastrutturali come scheletro intorno al quale ricostruire le comunità; l'olandese Petra Noordkamp ha utilizzato il video, l’immagine in movimento per un’alternanza tra dettaglio e contesto che restituisce trame, forme e frammenti dei monumenti incerottati e delle opere archiviate. La loro mostra "Terre in movimento" è aperta ad Ancona nella chiesa di San Gregorio Illuminatore, già San Bartolomeo (due santi protettori degli Armeni che anche qui come a Venezia avevano una fiorente comunità commerciale), riaperta per l'occasione dopo decenni di chiusura: un modo per sottolineare come le catastrofi sono a volte utili anche per riscoprire il patrimonio storico.

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