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il colloquio

Mara Venier: “Ma quale censura a Sanremo! Io una donna libera. Nessuna pressione dai vertici Rai”

Luca Roberto

“Ho stoppato Dargen D'Amico perché non c’era tempo. L'ho anche invitato settimana prossima in trasmissione. Il comunicato dell'ad Sergio? L'ho letto come avrebbe fatto qualsiasi professionista". Parla la conduttrice di Domenica In

Sono sempre stata e sempre sarò una donna libera”. Lo dice senza esitazione, parlando al Foglio, Mara Venier. La conduttrice di Domenica In è finita sotto accusa per aver interrotto, dal palco dell’Ariston nella tradizionale puntata post Festival della sua trasmissione, il cantante Dargen D’Amico mentre parlava d’immigrazione. E per aver letto un comunicato dell’ad Rai Roberto Sergio in cui si esprimeva solidarietà a Israele e alla comunità ebraica. “Non ho ricevuto alcuna pressione dai vertici. E non ho mai censurato nessuno”, dice Venier. “Semplicemente, avevamo poco tempo”.

Così la lettura e la “condivisione” delle parole dell’amministratore delegato della tv di stato, in cui si ribadiva che i telegiornali della Rai “ogni giorno raccontano, e continueranno a farlo, la tragedia degli ostaggi nella mani di Hamas”, solidarizzando con “il popolo israeliano e la comunità ebraica italiana”, hanno fatto sì che Mara Venier venisse etichettata come “nemica della causa palestinese”. E fosse quindi la vittima perfetta da esporre alla gogna da social network, tanto da essere costretta a bloccare i commenti. “E’ una polemica che davvero non capisco. Mi sono limitata a leggere un comunicato, come avrebbe fatto un qualsiasi professionista della tv pubblica”, spiega Venier al Foglio.

Il retropensiero però, non solo di certa stampa ma anche di alcune forze politiche come il Partito democratico, è che Venier sia stata costretta a operare un riequilibrio delle opinioni veicolate da Sanremo, visto che i vertici sarebbero rimasti particolarmente scottati dalle prese di posizione di alcuni artisti come Dargen D’Amico e Ghali, che durante le loro esibizioni, nelle cinque serate del Festival, hanno chiesto il “cessate il fuoco” a Gaza e usato espressioni come “genocidio” per etichettare l’operazione condotta dall’esercito israeliano nella Striscia. “Ma io dai vertici non ho ricevuto alcuna forma di pressione o di condizionamento. Questo lo voglio ribadire”, dice risolutamente al Foglio Venier, dagli spettatori affettuosamente ribattezzata “zia Mara”. “Faccio questo mestiere da più di quarant’anni. Sono e sempre sarò una persona libera”. A difesa di Sergio s’è ricreato, peraltro, l’asse Conte-Salvini: oggi hanno entrambi difeso l’ad che Meloni vorrebbe sostituire. Con il vicepremier che ha espresso solidarietà “umana e culturale”. Mentre la presidente della Rai Soldi ha manifestato il suo disappunto per la vicenda. E a Napoli, sotto la sede della tv pubblica, in un sit-in pro Ghali ci sono stati scontri con le forze dell’ordine.

 

Eppure l’altra pietra dello scandalo della tradizionale puntata di Domenica In andata in onda il giorno dopo la finale di Sanremo, quella in cui tutti gli artisti (quest’anno erano trenta) risalgono sul palco per cantare in playback e intrattenersi con un pool di giornalisti e opinionisti televisivi, è che Mara Venier avrebbe tolto la parola a Dargen D’Amico nel momento in cui quest’ultimo stava discettando d’immigrazione. “Non si parla mai del fatto che il bilancio dell’immigrazione economica è in positivo: quello che gli immigrati immettono nelle nostre casse per pagare le nostre pensioni è più di quello che spendiamo per l’accoglienza. Queste sono statistiche che ogni tanto andrebbero raccontate”, ha detto a un certo punto il cantante milanese. Al che zia Mara l’ha fermato: “Qui è una festa. Ci vorrebbe tempo per affrontare determinate tematiche. Stiamo parlando di musica”. Per poi aggiungere, rivolgendosi ai giornalisti in studio:  “Così mi mettete in imbarazzo. Non è questo il luogo”. Tanto è bastato perché qualcuno ci leggesse una diretta emanazione delle direttive di “TeleMeloni”, contrarie a spottoni a sfondo immigrazione. Soprattutto adesso che si sta entrando in campagna elettorale per le elezioni europee. “Ripeto, in tutta la mia carriera non ho mai censurato nessuno e mai lo censurerò”, spiega Venier. “Ho parlato di festa. Ma l’ostacolo principale erano soprattutto i tempi. Avevamo una scaletta serrata, dovevano ancora salire sul palco altri 28 cantanti. Non c’era il tempo per approfondire”. E a provarlo c’è che la trasmissione, iniziata intorno alle 14, in effetti è finita poco prima del Tg1 delle 20. Con una sfilata pressoché ininterrotta di artisti che si sono avvicendati per tutto il pomeriggio. “A Dargen ho anche detto: vieni settimana prossima a Domenica In. Sei ufficialmente invitato. Ora spero che accetti”, dice ancora la conduttrice, quasi a voler sgombrare definitivamente il campo dalle accuse di censura. Facendo intendere che nel suo salotto, com’è consuetudine, si potrà parlare di tutto. E se Dargen e Ghali vogliono tornare su quel che sta a loro più a cuore, ci mancherebbe pure che possano mai arrivare aut aut dall’azienda. “Non l’ho mai fatto. E mai lo farò. Sono sempre stata una donna libera e nessuno mi imporrà censure”, ribadisce. A voler sottolineare come in questa Rai si senta libera.

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  • Pugliese, ha iniziato facendo vari stage in radio (prima a Controradio Firenze, poi a Radio Rai). Dopo aver studiato alla scuola di giornalismo della Luiss è arrivato al Foglio nel 2019. Si occupa di politica. Scrive anche di tennis, quando capita.