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I magnifici cinque rimasti in gara a MasterChef se le daranno di santa ragione

Mahatma

Eliminazioni giuste e prove tese per il terzultimo atto di questa edizione dello show culinario. Giorgio Locatelli perde la pazienza ma si conferma l'acquisto più azzeccato 

Roma. Sarà la nebbia di Londra, ma gli chef che vengono da lassù hanno una marcia in più: educati, molto intelligenti, capaci di usare le parole giuste al momento giusto. Marco Pierre White, leggenda vivente, è stato il re della puntata di MasterChef Italia andata in onda ieri sera (ogni giovedì alle 21.15 su SkyUno). Tre sue vecchie creazioni sottoposte alla scelta di Giuseppe, vincitore della Mystery Box. Vince Alessandro, mentre i peggiori risultano Guido e Loretta: il piatto di quest’ultimo non viene neppure assaggiato da White, e già da questo particolare si capisce chi di lì a poco sarebbe stato destinato all’uscita. Nessun rimpianto, dopotutto Loretta aveva ormai concluso il suo percorso senza infamia e senza lode. Arrivare sesta è comunque un eccellente traguardo, soprattutto se si considera che una settimana fa avevano salutato due potenziali finalisti (Salvatore e Federico).

  

  

La Mystery era stata interessante: un minestrone tristissimo sotto la cloche da reinventare secondo i consigli di Giorgio Locatelli. Giuseppe fa le solite scene da cartone animato, dice di mettere l’energia nello sbollentare i broccoli, di trasmettere se stesso alle barbabietole. Gilberto non può far altro che ridere. Gli costerà cara. Giuseppe vince e lui viene cazziato come solo Bastianich sa fare.  Prova in esterna che non è un’esterna: quindici rinomati critici gastronomici devono assaggiare le pietanze preparate dalle tre coppie formate da Alessandro. La prima è formata da Gloria e Gilberto, la seconda da Guido e Giuseppe, la terza da Alessandro e Valeria. Vincono questi ultimi, grazie a un tortello ripieno di ricotta e arance candite. Un “finto-primo” che in realtà è un dolce. Ottengono 50 punti sui 75 disponibili.

  

Al Pressure le due coppie rimaste devono cucinare lo stesso piatto (possibilmente identico) senza vedere l’uno il lavoro dell’altro. Possono solo parlarsi. I più simili sono quelli di Guido e Giuseppe, anche se nel gusto presentano parecchi difetti. Gloria e Gilberto si salvano, la loro razza non era proprio uguale, ma al gusto sì. Duello finale deludente, anche perché la prova dell’aggiungere o togliere un determinato ingrediente s’è già vista nelle altre edizioni. Giuseppe non capisce bene come funziona e lascia a Guido l’ultima decisione, che lo porterà in carrozza alla salvezza. Giuseppe, che aveva cominciato tra gli osanna, torna mestamente a casa. Non prima di aver fatto incazzare il fin qui mite Locatelli – “Hai messo il sale?” “Sì, alla fine un pochino” “Non trattarmi come uno stronzo perché non sono uno stronzo” –.  E’ giusto così.

  

Abbiamo i cinque migliori: Alessandro, Gilberto, Gloria, Guido, Valeria. A nostro sindacabile giudizio, le due signore sono una spanna sopra gli altri. Alessandro, nonostante la benedizione di Mr. White, è l’anello debole. Sarà così anche per i quattro giurati? Lo vedremo giovedì prossimo.

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  • E' nato al nord (non serve dire dove né quando, anche perché sono informazioni buone per necrologi e che poco interessano il lettore più o meno interessato). Si considera maturo quanto a età, meno a dotazione intellettuale. Non se ne cruccia, sapendo che la capacità d'elaborazione mentale in codesto mondo non deve essere per forza alta (d'altronde Hegel e Kafka non sono più bestseller da qualche decennio). Segue lo sport in generale a eccezione delle bocce, del sumo e del golf, che considera una delle più grandi sciagure capitate all'umanità, quasi quanto lo sport trasmesso sulle reti Rai. (ne parla sovente su questo giornale) Appassionato di cucina televisiva, ama le pentole che si vedono a MasterChef (delle cui puntate cura periodicamente le recensioni sempre su questo giornale) e soprattutto la relativa dispensa. Ricorda con rimpianto la tv del cane di Paolo Limiti, Floradora.