La rete unica e lo stato in cristalleria

Redazione

Cdp, Open Fiber, Enel, Tim. Serve una guida nel gran risiko italiano

Il governo accelera sulla rete unica in fibra, necessaria a privati e aziende per operare sulla banda ultralarga di telefonia e dati. Questo però significa irrompere in un mercato nel quale, sempre per volontà governativa (attuale e precedente) di proprietari della rete ce ne sono due, Tim e Open Fiber, che ne affittano l’utilizzo ad aziende che a loro volta vendono servizi finali ai clienti: ultimi esempi l’accordo Tim-Vodafone e Open Fiber-Fastweb-Sky. Dunque lo stato rischia di produrre l’effetto dell’elefante in cristalleria; e se l’intento, lodevole, è di accelerare la connettività del paese, e garantirne la strategicità delle infrastrutture, è anche vero che non possono essere calpestati interessi di chi finora ha agito secondo mercato. Oltretutto in Open Fiber e Tim lo stato c’è già: rispettivamente al 100 per cento e al 10. Il modello ideale dà allo stato la proprietà delle reti a patto che venga garantita la libera concorrenza. E’ quello che ha generato la scissione tra rete ferroviaria e Trenitalia che agisce in concorrenza con Italo e altri. O di Snam che affitta a terzi la rete gas. O di Terna per la rete elettrica. La stessa telefonia mobile si basa su frequenze pubbliche in concessione a privati attraverso aste libere.

 

La rete fissa è invece basata su un errore commesso quando Telecom fu privatizzata: prima ai privati del “nocciolo duro”, che di duro ebbe ben poco, poi con la cessione a Roberto Colaninno senza esercitare il golden power. La Telecom, poi Tim, privata, ha vissuto le ere Colaninno, Tronchetti Provera-Benetton, Vivendi, Elliott. E’ un bene che i privati mostrino interesse per la telefonia italiana (gli effetti del contrario li si vede con Alitalia), ma i tourbillon hanno rallentato gli investimenti. Quanto a Open Fiber, Enel potrebbe essere tentata di cedere la sua quota al fondo australiano Macquarie. Così come a Tim è arrivata un’offerta del fondo americano Kkr per la rete secondaria, che collega gli armadietti di strada con le abitazioni. Macquarie è un fondo infrastrutturale, Kkr ha un carattere più speculativo. In questo puzzle piomba lo stato con il passepartout della Cdp. Non potrà però dettare le condizioni né espropriare gli azionisti. Obiettivo lodevole, modalità tutte da chiarire.

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