La rete unica non diventi un nuovo caso Ilva

Redazione

Kkr vuole investire in Tim, ma manca una linea univoca governo-Enel-Cdp

Uno degli investitori internazionali più attivi sugli asset infrastrutturali, la società americana Kkr, che di recente ha chiuso importanti operazioni in Francia e Germania, sarebbe interessata ad acquistare una partecipazione nella rete di Telecom Italia in vista anche della creazione di una rete nazionale unica con la società Open Fiber. L’indiscrezione, rilanciata da Bloomberg e ritenuta plausibile dalla Borsa (nella seduta di ieri, il titolo Tim ha guadagnato quasi il 4 per cento), pone un nuovo focus su un tema da tempo dibattuto: la necessità che si delinei un chiaro e univoco indirizzo strategico da parte dei soggetti pubblici coinvolti per evitare che in Italia si apra un altro fronte di incertezza che disorienti gli investitori esteri com’è successo con l’Ilva a Taranto. Sempre secondo Bloomberg, il piano per istituire una rete unica sarebbe sostenuto dal governo Conte, ma neanche tre giorni fa l’amministratore delegato di Enel, Francesco Starace, in un’intervista al quotidiano tedesco Börsen-Zeitung ha detto di non avere alcuna intenzione di vendere la partecipazione nell’operatore della rete a banda larga. Il parere di Starace non è da prendere sotto gamba visto che l’Enel, il cui maggior azionista è lo stato, detiene il 50 per cento di Open Fiber in quota paritetica con la Cassa depositi e prestiti, che, invece, sull’operazione appare relativamente più aperta. Al di là delle questioni di merito, sarebbe opportuno se si decidesse una volta per tutte se è utile o meno per l’Italia valorizzare l’infrastruttura della rete per le tlc con un’integrazione tra pubblico e privato perché è questa prospettiva a suscitare l’appetito di fondi di private equity in grado di muovere ingenti capitali. Il motivo per cui Tim starebbe puntando sulla società statunitense Kkr è per la disponibilità di questa ad acquistare una quota di minoranza della sua “rete secondaria”, valutando l’intera operazione 7,5 miliardi di euro (ma il perimetro di tale valutazione non è del tutto chiaro). E’ evidente, però, che sarebbe un passaggio intermedio perché l’obiettivo finale è la rete nazionale. Nel frattempo il governo e le sue partecipate dovrebbero decidere cosa fare.

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