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Una richiesta alla ministra Pisano

Redazione

Sulla app contro il coronavirus serve trasparenza su criteri e prossimi passi

Come anticipato dal Foglio, giovedì è stata resa ufficiale la app scelta dalla ministra dell’Innovazione Paola Pisano per cercare di tracciare digitalmente i contatti dei malati di coronavirus. “Immuni”, la app del governo, è una scelta importante. E’ importante perché, nonostante le polemiche sull’efficacia dei metodi di contact tracing tecnologici, questo genere di app è al centro delle strategie per la riapertura di tutti i paesi del mondo. E’ importante perché questa app riguarda i diritti fondamentali dei cittadini, il loro diritto alla salute e quello non meno importante alla privacy. E’ importante perché non succede tutti i giorni che i governi del mondo chiedano ai cittadini di installare qualcosa sul telefono – e sarà meglio che i cittadini installino la app, perché per avere speranza di funzionare Immuni deve trovarsi sul 60 per cento dei telefoni degli italiani, come spiegato dai ricercatori di Oxford.

  

Proprio perché questa scelta è così importante, deve essere fatta con la massima trasparenza. Quando si prende una decisione che impatta in maniera fondamentale sulla vita dei cittadini, è bene tenerli informati su ogni passo del processo decisionale. Quando questa decisione riguarda la tecnologia, la trasparenza è doppiamente necessaria, perché la sicurezza di una app si ottiene meglio se la comunità degli esperti sorveglia il percorso di sviluppo (ed è un peccato in questo senso non sapere ancora se Immuni sarà totalmente open source o soltanto in parte, e per quali motivi).

  

E invece la ministra Pisano ha messo in piedi un processo decisionale magniloquente, nominando una task force “data-driven” di ben 74 membri – ma di tutto questo lavoro non si hanno notizie. La ministra ha fatto la sua scelta, ma non sappiamo in base a quali criteri.

  

Siamo sicuri che siano i criteri migliori, e per questo le chiediamo di pubblicare il report finale che le sarà senz’altro stato presentato dalla sua task force. Sarebbe un gesto di trasparenza e di normalità: in tutti i paesi del mondo le commissioni di esperti producono documenti e libri bianchi per aiutare e guidare il pubblico e i media. Ai 74 della task force, invece, la ministra ha fatto firmare un non disclosure agreement.

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