La Camera dei deputati semi deserta per il Covid-19 (foto LaPresse)

Non ci può essere app senza il Parlamento

David Allegranti

La nuova "Immuni" e la matassa tra etica e salute pubblica da sbrogliare, mentre le Camere sono sempre più indebolite: "Il blocco sta diventando una vera emergenza democratica", dice Romano

Roma. “Etica e protezione dei dati sono legati come mai prima d’ora”, diceva l’ex Garante europeo della protezione dei dati Giovanni Buttarelli, scomparso nel 2019, in un report dell’Ethics Advisory Group. Nel dibattito pubblico sulla app di tracciamento che dovrebbe essere utile nella fase 2 per affrontare l’emergenza sanitaria, le questioni da tenere in considerazione non sono soltanto tecniche o legali, ma anche etiche. “Se la app non è attentamente pianificata e progettata, il digital divide potrebbe diventare anche un biological divide”, scrive il filosofo Luciano Floridi, docente a Oxford, sul suo blog in cui analizza minuziosamente le implicazioni delle app per il tracciamento digitale.

 

 

La app, che in Italia si chiamerà Immuni, può essere utile d’altronde soltanto se il 60 per cento degli italiani la scaricherà. Per questo il digital divide potrebbe diventare anche biologico, come dice Floridi. Non soltanto perché, secondo un report della Commissione europea, “Digital Economy and Society Index”, nel 2017 il 43 per cento della popolazione europea aveva un livello insufficiente di competenze digitali e il 17 per cento proprio non ne aveva, ma anche perché per qualcuno c’è proprio un problema di risorse. Senza soldi, non si possono comprare smartphone, neanche quelli a basso costo. Per questo, bisogna stare molto attenti a creare app che potrebbero essere non solo inutili ma persino dannose se non collocate in una organizzata pianificazione della fase 2.

 

Nella fase 2 è previsto che lo stato acquisti degli smartphone per chi non può permetterselo? Non è dato saperlo. Intanto però sappiamo che la commissione tecnico-scientifica che ha scelto la app sta pensando di suggerire al governo – scrive oggi, 20 aprile, il Corriere della Sera – di adottare alcune premialità negative con limitazioni nella mobilità per chi decide di non installare la app. A qualcuno però deve essere sfuggita la lettera del Comitato europeo per la protezione dei dati in cui vengono fissati i limiti delle app per il tracciamento: “La promulgazione delle leggi nazionali, nel promuovere l’uso volontario della app senza conseguenze negative per gli individui che non ne facciano uso, potrebbe essere la base legale per l’uso di queste app”.

 

Non spetta naturalmente alle task force – compresa quella che ha scelto l’app Immuni, sulla quale interviene anche il Copasir, che ne parlerà nella riunione di mercoledì mattina – promulgare le leggi. “E’ importante che si stia procedendo con la scelta del contact tracing come parte della strategia per condurre in sicurezza la Fase 2. Ma un terreno tanto delicato, che riguarda i diritti e le libertà costituzionali delle persone, non può essere affrontato esclusivamente con lo strumento dell’ordinanza commissariale”, dice il capogruppo Pd alla Camera, Graziano Delrio. “Si deve procedere in fretta e confrontarsi col governo ma come in altri paesi e tenendo conto delle indicazioni del Garante della Privacy, sulla sicurezza dei dati sensibili delle persone tracciate dall’app è necessario che la materia venga esaminata dalle Camere, come già richiesto dalla Commissione Trasporti di Montecitorio, con l’auspicio di giungere a una norma condivisa. Vanno assicurati la proprietà e la gestione pubblica dei dati e l’assenza di discriminazioni fra cittadini nel pieno rispetto della privacy”.

 

Finora infatti si è andati avanti a colpi di dcpm, dirette Facebook, ordinanze regionali e elaborazioni più o meno articolate delle task force. Vale anche sulla app per il tracciamento. E il Parlamento? “Il blocco del Parlamento sta diventando una vera emergenza democratica, e la responsabilità è tutta dei presidenti delle Camere”, dice al Foglio il deputato del Pd Andrea Romano, portavoce di Base riformista. “E’ inconcepibile che il Parlamento italiano sia ancora costretto a lavorare a ranghi ridotti, senza quelle facoltà di votazioni a distanza che possano conciliare tutela della salute pubblica ed esigenze democratiche, mentre la grandissima parte dei parlamenti democratici (per non parlare del Parlamento europeo) si sta adeguando all’emergenza Covid. Una situazione che da una parte fa da sponda al crescere dei peggiori sentimenti antipolitici nel paese e dall’altra impedisce alla nazione di partecipare appieno al governo dell’emergenza attraverso i suoi rappresentanti democraticamente eletti”. La vigilanza del Parlamento, specie in un momento del genere, è quantomai opportuna. Anche perché queste app, da qualcuno considerate salvifiche, possono anche essere dei flop pericolosi. Una falla nella app usata in Olanda ha appena diffuso nomi, indirizzi di posta elettronica e password di cittadini olandesi. 

Di più su questi argomenti:
  • David Allegranti
  • David Allegranti, fiorentino, 1984. Al Foglio si occupa di politica. In redazione dal 2016. È diventato giornalista professionista al Corriere Fiorentino. Ha scritto per Vanity Fair e per Panorama. Ha lavorato in tv, a Gazebo (RaiTre) e La Gabbia (La7). Ha scritto cinque libri: Matteo Renzi, il rottamatore del Pd (2011, Vallecchi), The Boy (2014, Marsilio), Siena Brucia (2015, Laterza), Matteo Le Pen (2016, Fandango), Come si diventa leghisti (2019, Utet). Interista. Premio Ghinetti giovani 2012. Nel 2020 ha vinto il premio Biagio Agnes categoria Under 40. Su Twitter è @davidallegranti.