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In Italia la circolazione di auto è crollata del 90 per cento, dice Waze

David Allegranti

Nonostante la spettacolarizzazione in tv e la ricerca di capri espiatori, i dati sulla mobilità ci dicono che i “furbetti”, per usare il lessico di Virginia Raggi, non ci sono

Roma. In assenza di fasi 2 e 3 gestite organicamente dal governo, c’è il tripudio di capri espiatori contro i quali riversarsi. Barbara D’Urso d’altronde spettacolarizza in tv – con le cacce al runner solitario sulla spiaggia di Jesolo, il nostro O.J. Simpson – quello che vediamo tutti i giorni nel nostro condominio o leggendo qualche giornale che ha difficoltà a interpretare correttamente le statistiche sui “reati”.

  

Eppure i dati sulla mobilità ci dicono che i “furbetti”, per usare un lessico raggiano in luogo di Virginia Raggi, non ci sono. Waze, un’applicazione gratuita di navigazione stradale per dispositivi mobili che può contare su mappe aggiornate costantemente grazie a una comunità di oltre 30 mila editor attivi ogni mese (gli utenti invece sono 130 milioni), ha pubblicato i dati sulla circolazione di auto nelle ultime settimane, fra inizio marzo e il 10 aprile. In Italia c’è un crollo del 90 per cento della circolazione di auto. A livello globale, invece, i conducenti di auto con Waze installato stanno facendo il 60 per cento in meno dei chilometri percorsi (come metro di paragone sono state prese le due settimane centrali di febbraio).

 

 

“Nonostante la riduzione complessiva dei conducenti su strada, è chiaro che ci sono ancora dei viaggi essenziali che devono essere effettuati ogni giorno”, osserva Waze nella sua analisi. C’è gente naturalmente che va a lavoro (meno 62 per cento secondo i dati di Google aggiornati all’11 aprile) e soltanto la retorica dello “state a casa” portata all’estremo può pensare che possa esistere uno spostamento zero, così come possa esserci un rischio zero di contagio.

 

 

Al contrario, dovremmo iniziare a parlare in termini di rischio accettabile e di spostamento accettabile, evitando quindi di stigmatizzare quotidianamente la presunta scarsa disciplina e il presunto mancante senso di responsabilità dei cittadini (a meno che non si pensi di incentrare la fase 2 sul sussidio di massa tenendo la gente a casa). Da settimane invece c’è Raggi – per fare un nome – che vagola per i campi non del Tennessee ma della Capitale per fare video automotivanti, ma soprattutto autopromozionali, in cui se la prende con dei fantomatici “furbetti”.

 

Sarà bene che i vari comitati per l’ordine e la disciplina che animano le istituzioni cambino approccio se vogliono ottenere qualche risultato in vista del futuro utilizzo – volontaristico – della app per il tracciamento digitale, “Immuni”, che sarà lanciata nelle prossime settimane. Non essendoci correttamente obbligatorietà (come richiesto anche dall’Unione europea), questa app sarà installata da chi vorrà. Ma continuare con la caccia alle streghe e la continua minaccia di sanzioni non aiuterà. Non è dunque con lo stigma sociale e la repressione che invoglieranno le persone al tracciamento, per quanto – ed è ancora tutto da vedere – rispettoso della privacy.

 

Le statistiche, ancora una volta, possono venire in soccorso, spiegando meglio degli strepiti come si stiano comportando i cittadini. Questa settimana, dopo Google, anche Apple ha pubblicato i dati aggregati sulla diminuzione della mobilità per l’emergenza Covid-19. “I dati confermano che gli italiani sono molto rispettosi dei provvedimenti delle istituzioni. E’ quindi totalmente ingiustificata la deriva paternalistica e autoritaria di sindaci e media”, osserva Ernesto Belisario, avvocato, docente di Diritto amministrativo e delle tecnologie, membro della task force del governo. Da gennaio al 15 aprile la mobilità è crollata: quella in auto del 76 per cento, quella a piedi dell’83 per cento, quella del trasporto pubblico dell’89 per cento. Ma furbetti chi?

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  • David Allegranti
  • David Allegranti, fiorentino, 1984. Al Foglio si occupa di politica. In redazione dal 2016. È diventato giornalista professionista al Corriere Fiorentino. Ha scritto per Vanity Fair e per Panorama. Ha lavorato in tv, a Gazebo (RaiTre) e La Gabbia (La7). Ha scritto cinque libri: Matteo Renzi, il rottamatore del Pd (2011, Vallecchi), The Boy (2014, Marsilio), Siena Brucia (2015, Laterza), Matteo Le Pen (2016, Fandango), Come si diventa leghisti (2019, Utet). Interista. Premio Ghinetti giovani 2012. Nel 2020 ha vinto il premio Biagio Agnes categoria Under 40. Su Twitter è @davidallegranti.