Federica Pellegrini (foto LaPresse)

Abbiamo ancora molta Fede

Roberto Perrone

Il ritorno di Federica Pellegrini, adorabile bugiarda che ha cambiato il nuoto e vuole la quinta Olimpiade

Ancora lei, l’adorabile bugiarda, il giunco da combattimento che mente sapendo di mentire e noi facciamo finta di niente perché ci ha sedotti e, per fortuna, non ancora abbandonati. L’ennesimo ritorno ai 200 stile libero della Divina Federica Pellegrini si è appena consumato ai Mondiali di nuoto in vasca corta di Hangzhou, Cina. La piscina da 25 metri da sempre conta meno, ma questa assume un significato particolare perché Federica Pellegrini ha nuotato di nuovo la sua distanza, quella dove ha vinto tutto, quella che le ha dato fama e ricchezza. La Divina ha lanciato nella città cinese the last urrà che la porterà a Tokyo 2020, alla quinta Olimpiade, quella dell’addio al cloro. Presumibilmente. L’avverbio è d’obbligo, nello sport e soprattutto negli sport d’acqua dove i ritiri sono come foglie al vento. Basta vedere le mamme sincronizzate da tre metri Tania Cagnotto-Francesca Dallapé che dopo aver chiuso con i tuffi e messo su figliolanza hanno ripreso ad allenarsi per il 2020.

 

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Almeno Federica non ha mai detto che se ne andava, però è la seconda volta che ci racconta che non fa più i 200. Nel 2013 arrivò ai Mondiali di Barcellona millantando di aver preparato solo i 200 dorso, che poi nuotò scaricata. Così, per provare, secondo lei, tentò i 200 stile libero e acchiappò l’argento, replicato a Kazan 2015. L’oro l’ha ripreso, a 29 anni, ai Mondiali di Budapest del 2017. Allora annunciò che non avrebbe mai più nuotato i 200 stile libero. Si è data ai 100, senza brillare. A “Chi”, a fine agosto, buttò lì: “Sto pensando seriamente di lasciare il nuoto, troppe delusioni umane”. Grande atleta e anche un genio istintivo per la comunicazione: Federica ha sempre centellinato rivelazioni e controrivelazioni. Dopo il quarto posto sui 200 a Hangzhou: “È stata una gara bellissima vissuta da dentro, sono molto contenta. Anche del tempo. Abbiamo deciso all’ultimo di farla, ieri sera. Sono due mesi che mi alleno per tornare a fare i 200 e arrivare quarta con 1’53’’ è un ottimo risultato. Sembrava come il primo giorno di scuola e mi darei un otto pieno”.

 

   

Adorabile bugiarda. In realtà il suo “ritorno” ai 200 era programmato, studiato come tutte le scelte che ha fatto in questi anni. Il ritorno è la sua specialità, quello in gara, quando recupera posizioni e nell’ultimo 50 brucia le avversarie, e quello esistenziale. Dei suoi 11 tatuaggi, se abbiamo tenuto bene il conto, quello che la rappresenta di più è l’Araba Fenice. Stiamo assistendo all’ennesimo tentativo di rinascita.

 

Esiste una congiunzione astrale a favorirlo, con la Cina al centro. A Pechino ha vinto il suo oro all’Olimpiade del 2008. Hangzhou è a 46 minuti con il treno veloce da Shanghai dove, nel 2011, Federica è diventata la prima Diva del nuoto Mondiale e tra le più amate dagli italiani. Aveva già sfilato in passerella, come altre sportive, per marchi di moda ma mai su un red carpet fatto apposta per lei. Era esplosa sedicenne con l’argento di Atene 2004, dove la Grecia buttò a mare il bilancio dello stato e Fede gettò in acqua l’oro perché, dalla quarta corsia, quella dei campioni, non vide la romena Camelia Potec rinvenire in prima. Era davanti alle avversarie più temibili ma non aveva ancora l’esperienza per rendersi conto che dalla periferia poteva arrivare una minaccia. Nel 2007 a Melbourne aveva stabilito il suo primo Mondiale, record tenuto un giorno e ristrappato da Laure Manaudou, allora fidanzata con Luca Marin, specializzato nei 400 misti, che neanche un anno dopo stava con lei.

 

Intrecci di gossip e nuoto che prima della Divina trovavano spazio secondario. A Shanghai 2011 Federica bissò il doppio oro mondiale di Roma 2009, nei 200 e nei 400 stile libero, ma a farla diventare una star contribuì in modo determinante la storia d’amore (fedifrago) perfetta, capace di sconvolgere il paese come ai tempi di Coppi e la Dama Bianca. Tra luglio e agosto 2011 non si parlava di altro. Era uno di quei rari periodi in cui non succedeva nulla. I ministri non avevano ancora scoperto i social, la cronaca, di qualsiasi colore, languiva. Isso, Marin, Issa, lei, e o’ malamente, Filippo Magnini. Tutti sapevano, tranne il tradito, un grande classico. Lui credeva che si trattasse di un periodo di riflessione, lei stava già con l’altro. Che momento. Tutti, anche gli insospettabili, volevano i particolari più pruriginosi. Anni dopo, a Maurizio Costanzo Fede confessò che non si sarebbe mai più comportata così. “Le storie devono finire in modo migliore”. Appena tornata in Italia, l’amico, presidente e consigliere Giovanni Malagò le organizzò una festa di compleanno in un locale in via Veneto a Roma che provocò un assembramento di paparazzi mai visti dai tempi della Dolce Vita.

 

Alti e bassi, discese e risalite, allenatori pretesi e scaricati. Fino alla stabilità raggiunta nella sua Verona con Matteo Giunta per cui nel 2017 ha litigato con la giuria del premio “Allenatore dell’Anno” perché gli aveva preferito Stefano Morini che in passato l’aveva allenata e che lei aveva licenziato in diretta tv. Dopo Alberto Castagnetti, prematuramente scomparso, fino a Giunta, ha tentato di emulare Maurizio Zamparini, il presidente mangia-allenatori. Ovviamente l’equilibrio con Giunta ha scatenato molti pettegolezzi, ma la Divina ha tirato dritto. Anzi, avere detrattori la fortifica. Le sue rinascite hanno bisogno di avversari, di nemici. L’ultimo in ordine di apparizione è Eurosport. Il tweet del network sportivo è innocuo, fotografa la gara di Hangzhou: Federica non ce la fa. Ma la Divina deve puntellarsi contro qualcuno che ce l’ha con lei. Anche se non è così. “Si potevano dire tante cose tipo Fede ritorna ai 200 dopo quasi 2 anni ecc ecc e invece… Vi piace proprio darmi addosso eh!! se volete la prossima volta gareggio con un bel bersaglio dietro alla schiena così è più semplice!”.

 

 

Così la riconosciamo. Sui 200 e contro il mondo. La strada per Tokyo è all’inizio. Comunque, se le serve per per un’altra impresa il bersaglio ce lo mettiamo tutti sulla schiena.